Marchesati Nascosti: Pantelleria, strega selvaggia.

12.09.2021
Oltrepassate le colonne d' Ercole di Egadi ed Eolie, alla deriva verso la Tunisia per un lungo tratto di Mare Nostrum, giace un Marchesato nascosto, l' isola di Pantelleria. Entrarci davvero é complicato, quasi com'era in Extrema Dura per gli esploratori delle corti spagnole.

Impervia, aspra, crudele, l' isola non offre la possibilitá di un bagno tranquillo tra le onde del mare.
Cale difficili da raggiungere, scogli appuntiti e macigni antropomorfi ovunque. Un isola insofferente alle visite.

Scarsi i servizi di viabilitá, trasporto, segnaletica e supporto umano di qualsiasi genere.
Domina la mafia degli autonoleggi e dello zibibbo artigianale; domina una natura selvaggia che attanaglia con i suoi roveti, itinerari e siti archeologici.
Indifferente, l' Ente Parco abbandona I Sesi, uno degli insediamenti dell' etá del bronzo più antichi del mondo, < da quando non c' é Sebastiano Tusa>, affermano gli archeologi D' Aietta e Palazzolo, <sta andando tutto storto...tutto lasciato al caso. Esiste un Sud più a Sud ed é questo!>. L' assessore Buono, archeologo anche lui,  moriva nel 2019 in Etiopia, in un incidente aereo.
Da allora la macchina storico-culturale di Pantelleria si ferma, accelera peró quella commerciale, frequentatissima la discoteca Sesiventi, nata tra quegli stessi resti.
Pochi sono i ristoratori che offrono pesce fresco perché il pesce non viene pescato dagli isolani e le barche sono tutte diventate carrozzelle marine per il giro dell' isola. In questi giorni, inoltre, una violenta tromba d' aria " accappotta l' isola", danneggiando alberi, case, macchine e purtroppo...famiglie.

Tuttavia, ogni volta che gli occhi si posano sulla cima della Montagna Grande, sui clivi terrazzati a cerchi concentrici dove olivi a basso fusto, viti di zibibbo, fichi d' india e capperaie rigogliose dominano imponenti, mi ricordo della mia terra e sorrido. Le sue colline selvagge, le balle di fieno, le case cantoniere in rovina come le strade che le attraversano, i muretti a secco coperti di more selvatiche...le sue questioni stanche e stantie come paludi.
Eccomi! non mi sono spostata affatto.
I camioncini di frutta e verdura sono diventati camioncini stracolmi di uva (zibibbo!). Corrono sotto e sopra come schegge impazzite, uno passa stracarico a tutta velocitá tra le stradine strette di Kamma con un cane che, preoccupato, guarda dal finestrino. I supermercati sono piccoli alimentari, le case Dammusi, il mare viene surclassato dallo splendore dello Specchio di Venere che offre la possibilitá di fare i fanghi...dopo ovviamente la sauna al Benikulá.
Tra i vicoletti della Kuddhia bruciata le capperaie coltivate offrono il loro frutto ancora nel baccello, < il cucuncio> e si spandono ovunque con i loro tentacoli verdi. La suggestiva sensazione dei Sepolcreti Bizantini nel loro anfratto ombroso ma, soprattutto, la vera ospitalitá pantesca. L' ospitalitá del sig. Den. che alla domanda< sig. Den. ci vende due litri del suo zibibbo fatto in casa?> risponde serafico < prima venite dentro ad assaggiarlo, poi ve lo vendo...se vi piace>.
Den. era carabiniere in Puglia, poi in trasferta in varie localitá ma, fra tutte, Pantelleria s' insediava prepotentemente nel suo cuore. Da allora é ancora qua, con un bel nipotino tra le braccia, Enea.
MARCHESATO DOCET

Chi c' é vorrebbe andar via, chi va via vorrebbe tornare per sempre.
Terre belle e maledette, da amare e odiare al contempo. Tornare a Pantelleria sarebbe come sfidare sé stessi. Dimostrarsi capaci di andare incontro alla beltá crudele di una strega selvaggia e indomita...un vero bacio pantesco.


 

© 2021 Blog di Marina di Bruni Impresa Civile.Tutti i diritti riservati.
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia