Marchesati Nascosti: Pantelleria, strega selvaggia.



Impervia, aspra, crudele, l' isola non offre la possibilitá di un bagno tranquillo tra le onde del mare.
Cale difficili da raggiungere, scogli appuntiti e macigni antropomorfi ovunque. Un isola insofferente alle visite.
Scarsi i servizi di viabilitá, trasporto, segnaletica e supporto umano di qualsiasi genere.
Domina la mafia degli autonoleggi e dello zibibbo artigianale; domina una natura selvaggia che attanaglia con i suoi roveti, itinerari e siti archeologici.
Indifferente, l' Ente Parco abbandona I Sesi, uno degli insediamenti dell' etá del bronzo più antichi del mondo, < da quando non c' é Sebastiano Tusa>, affermano gli archeologi D' Aietta e Palazzolo, <sta andando tutto storto...tutto lasciato al caso. Esiste un Sud più a Sud ed é questo!>. L' assessore Buono, archeologo anche lui, moriva nel 2019 in Etiopia, in un incidente aereo.
Da allora la macchina storico-culturale di Pantelleria si ferma, accelera peró quella commerciale, frequentatissima la discoteca Sesiventi, nata tra quegli stessi resti.
Pochi sono i ristoratori che offrono pesce fresco perché il pesce non viene pescato dagli isolani e le barche sono tutte diventate carrozzelle marine per il giro dell' isola. In questi giorni, inoltre, una violenta tromba d' aria " accappotta l' isola", danneggiando alberi, case, macchine e purtroppo...famiglie.
Tuttavia, ogni volta che gli occhi si posano sulla cima della Montagna Grande, sui clivi terrazzati a cerchi concentrici dove olivi a basso fusto, viti di zibibbo, fichi d' india e capperaie rigogliose dominano imponenti, mi ricordo della mia terra e sorrido. Le sue colline selvagge, le balle di fieno, le case cantoniere in rovina come le strade che le attraversano, i muretti a secco coperti di more selvatiche...le sue questioni stanche e stantie come paludi.
Eccomi! non mi sono spostata affatto.
I camioncini di frutta e verdura sono diventati camioncini stracolmi di uva (zibibbo!). Corrono sotto e sopra come schegge impazzite, uno passa stracarico a tutta velocitá tra le stradine strette di Kamma con un cane che, preoccupato, guarda dal finestrino. I supermercati sono piccoli alimentari, le case Dammusi, il mare viene surclassato dallo splendore dello Specchio di Venere che offre la possibilitá di fare i fanghi...dopo ovviamente la sauna al Benikulá.
Tra i vicoletti della Kuddhia bruciata le capperaie coltivate offrono il loro frutto ancora nel baccello, < il cucuncio> e si spandono ovunque con i loro tentacoli verdi. La suggestiva sensazione dei Sepolcreti Bizantini nel loro anfratto ombroso ma, soprattutto, la vera ospitalitá pantesca. L' ospitalitá del sig. Den. che alla domanda< sig. Den. ci vende due litri del suo zibibbo fatto in casa?> risponde serafico < prima venite dentro ad assaggiarlo, poi ve lo vendo...se vi piace>.
Den. era carabiniere in Puglia, poi in trasferta in varie localitá ma, fra tutte, Pantelleria s' insediava prepotentemente nel suo cuore. Da allora é ancora qua, con un bel nipotino tra le braccia, Enea.
MARCHESATO DOCET
Chi c' é vorrebbe andar via, chi va via vorrebbe tornare per sempre.
Terre belle e maledette, da amare e odiare al contempo. Tornare a Pantelleria sarebbe come sfidare sé stessi. Dimostrarsi capaci di andare incontro alla beltá crudele di una strega selvaggia e indomita...un vero bacio pantesco.


