Storie del Bosco
Terra e Territorio nella mia mente 

PARTE PRIMA
Una mattina assolata e tiepida di primavera, il solito venticello marino passava sotto le tende gonfiandole come una vela pronta a trasportare l' intera stanza via dalla casa, lontanissima, forse in un paese senza nome e senza tempo.  Erano quasi le dieci del mattino e le gambe intorpidite non davano al resto del corpo via libera per scattare pronta sui due piedi. Gli occhi si aprivano e si chiudevano, osservando la vela diventare sempre piú alta, sempre piú gonfia di aria. A tratti i ricami  sul velo superficiale prendevano vita, risultando facce buffe, sempre diverse.

 

< Anna>

Richiusi gli occhi
< Anna>

Mi rigirai sul fianco, portando le coperte un pò sugli occhi.
< Anna?>

La voce interrogativa e apprensiva, richiedeva ancora una volta la mia attenzione. 

Non ci credevo o forse non volevo crederci. Con la punta delle dita riabassai le lenzuola e guardai il soffitto, in attesa di compiti.
< Adesso devi camminare...>

Pensai subito mille domande. Dove? Perché? Con chi?che dovrà accadere? e per quale ragione? Ma non dissi niente.
Mi rialzai sui due piedi. Sommariamente eseguii una toeletta, a casa mia si chiamava < lavata di gatto> , indossai gli elasticizzati, una felpa e le scarpe da ginnastica e uscii di casa.
Richiusi porta e cancello alle spalle, camminai verso il lungomare, da lontano, la lunga linea blue dell' orizzonte marino, poi qualche nuvola peregrina coprí il sole, rendendo il mattino uggioso.
Gli occhiali da sole schermavano quella luce bianca filtrata dalle nubi, non uscivo mai senza i miei occhiali da sole, neanche per stare in terrazza e, qualche volta, li indossavo dentro casa...ma non so perché.
Rallentai davanti i due grandi eucalipti, dopo la casupola Enel.  Guardai bene i due arbusti. Uno strano senso mi condusse a varcare quella soglia naturale come fosse il Portale Magico di un mondo parallelo. Solo di una cosa ero certa, la mia vita non sarebbe stata piu la stessa e non per i fatti di " fuori" ma per l' incredibile labirinto che si apriva nella mia mente.
Erano aperti per l' ennesima volta quei Giochi, di cui avevo sentito solo sussurrare, ma che ora, sopraggiunti come un' Entità Lontana, mi trascinavano, vento in poppa, verso orizzonti diversi. 

PARTE SECONDA


 Il Cerchio di Pietra

Al di là della staccionata che divide il parcheggio erboso del lido dalla pineta, una piccola scesa mi portava tra i corridoi di arbusti torti o del tutto piegati da sinistra a destra. Doveva essere quello scirocco persistente a battere le fronde fino a vincerle completamente e, talvolta, i tronchi reclivi t' impedivano il passaggio, creando percorsi impervi e fantastiche avventure da giungla intricata.  Prima di arrivare alla Casa Bianca che apre un passaggio libero sul secondo lido e offriva due piccole aree ristoro ( ora abbandonate a loro stesse tra qualche  giovane rifiuto dei ragazzi che vi scorrazzano (  latte di birra, cartoni di pizza, caschi di motorino e indumenti stracciati), un piccolo anfratto erboso tra alberi di mimosa e aree cespugliose, nascondeva il Cerchio di Pietra.
Il giorno che trovai il Cerchio, non era molto distante dalla scoperta del Portale. La pietra, disposta in modo da non lasciare spazi tra un masso e un altro era semi coperto da fogliame. Allargai le braccia per spostare i rami pendenti dalla faccia e, all' improvviso, eccolo! Un luogo magico e suggestivo. Intorno qualche tronco mozzato e dell' erbetta bassa. Non volevo allontanarmi troppo dal Cerchio di Pietra, ma sapevo che, in qualche modo, avrei dovuto < completare il quadro> ovvero dare un senso al mio essere lí in quel momento. Camminai verso la Casa Bianca, fermandomi tra le due aree di ristoro e cominciai a fissare il pozzo brucia-frasche, poi mi voltai verso la casa, imponente con le due rampe di scale laterali, sembrava viva e misteriosa dietro le inferriate del suo cancello quasi apera ad un invito ufficiale. Andai più vicino, mi girai ancora verso il pozzo e niente. Poi camminai lungo la stradina perimetrale della Casa, mi voltai ancora una volta e focalizzai una prospettiva più nitida, finalmente comparve innanzi ad occhi carichi di attenzione al particolare, l' oggetto Jolly...era un semplice secchio, un secchio in ferro completamente arrugginito, col suo manico e il suo perché.
Poteva essere stato oggetto delle sole intemperie ma, per come l' ho visto io, aveva arso per ore, prima che qualcuno intorno a lui avesse compreso che un fuocherello non sarebbe bastato a distruggerlo.
Andai verso quel secchio e lo osservai...< potrebbe essere?...forse, potrebbe!>.
Lo afferrai e camminai ancora verso il Cerchio di Pietra. Il rituale stava per compiersi, forse avrei completato il quadro e vinto il Gioco nei campi del Signore. Deposi il secchio sul Cerchio di Pietra e l' orologio della mia mente girò in senso anti- orario di almeno nove secoli...quello era Il Calderone su un medioevale fire place, letteralmente non camino ma posto-fuoco ed io una giovane strega in un bosco dalla fitta natura. Cosa bolle in pentola? E chi lo sa...acqua, fogliame, bacche di ginepro, erbe officinali selvatiche, camomilla, carni di quaglia o di lepre e qualsiasi tipo di verdura non importata fosse di commestibile portata.
Quello sarebbe stato il mio fire-place e all' occorrenza mi avrebbe ispirata e consigliata, mi avrebbe magicamente condotta nella direzione giusta. 


  

PARTE TERZA

 
La palla e il secchio

Dopo il Cerchio di pietra pensai che l' amore tra me e i secchi di vernice fosse finito, estinto come un fuocherello sotto il calderone del fire-place. Ma questa passione era destinata a crescere. Vagai per il bosco recependo segni del passaggio umano e moniti del Divino per diversi giorni. Accartocciato tra gli aghi di pino secchi, un malridotto biglietto di treno Lamezia-Roma, con tutte le avvertenze sulla timbratura e la validità della corsa, un pò sbiadito e impolverato ma perfettamente integro. 
Lo presi come possibilità per uno spostamento della mente che si andò a proiettare direttamente nel mondo delle competizioni sportive...ora il passaggio logico potrebbe non essere troppo semplice e immediato ma sapevo che la capitale fu Roma Imperiale e che,  al Colosseo, si svolgevano giochi e competizioni sportive. Ad oggi certo, uno stadio o un palazzetto dello sport sarebbe stato la normalità, ma Roma era ed è caput mundi, quindi doveva riferirsi a quello! A cosa dovevo puntare dunque?
È chiaro che lo Sport per eccellenza sia il calcio e non la lotta libera. Se, per caso, un molestatore o un pescatore impertinente si fosse messo sul mio cammino, avrei potuto finirlo con qualche ramo più solido di eucalipto, ma l' ipotesi che fossi stata inserita nella lotta libera mi sembrò remota. Mi parse remoto anche il calcio, a dire il vero, ma lo presi più in considerazione.
Mi spostai sul lido e camminai verso la piazzola antistante l' ex Gabbiano, un ristorante-pizzeria passato di gestore in gestore peggio di una puttana, da quando avevo l' età di dodici anni. Quella era una piccola arena... anche un campo da calcetto magari, ma non aveva le porte. Dovevo partire da lí, e lo sbocco doveva essere uno sbocco effettivo, e quale se non la cavità scavata l' inverno e coperta in estate, del riverso fognario? Ne osservai il margine. Lo scavo non era troppo profondo e laddove il rivolo scuro dell' indotto si fermava e la sabbia era secca, eccolo lí, il mio adorato secchio bianco di vernice.
Scivolai dall' argine giù sulla sabbia indurita di sporco e recuperai il mio nuovo secchio, perfettamente integro questa volta.
Risalii dallo scavo e posi il secchio in una posizione sicura e stabile.

Era certo ormai...anche se lo sport non era il calcio, quel secchio doveva c' entrare qualcosa, lo presi allora come canestro nel quale fiondare la palla e come segnapunti per le mie competizioni.
Da quel momento cominciai a contare e ben presto a perdere il conto di tutti i canestri fatti. Includendo secchielli e palline da ping pong, vasetti di jogurt e boccini, perfino tappini e biglie in vetro o plastica, arrivai a quasi un centinaio di canestri, di cui, buona parte erano super santos un pò sgonfi e secchi vernice di ogni dimensione, spesso con la sfera associata nel colore ( oltre che, ovviamente, alla forma). Quando questa storia finí non so dirlo con precisione, probabilmente, con le stesse competizioni.
Quel giorno, in particolare, trovai ben due palloni, uno bianco ed uno rosso, uno poco distante, l' altro più in là, ai confini ovest del bosco. Se la pallacanestro andava forte, il calcio perdeva punti, ogni giorno di più...ma qualcosa era destinato a cambiare.
I campi dei giochi mi si erano estesi giorno dopo giorno, canestro dopo canestro, finchè erano giunti ad un confine estremo del mio territorio metafisico che avrei poi chiamato Villaggio del Sole. Il Villaggio del Sole aveva due porte e un piccolo portale d' accesso con forma e dimensione di cancelllettto in ferro nero. Il cancelletto nero portava nel Villaggio fantasma, le due porte erano all' esterno e precisamente tra bosco e spiaggia, nascoste tra palme secche e recinsioni malandate. In quel luogo un pò angusto ed ascoso, tra la civiltà del nuovo villaggio ed il mistero oscuro del Villaggio fantasma, ecco il campo da calcetto. Le due porte senza reti mezze arruginite, l' erbetta secca alternata a mattonella grezza e buche scoperte per i cavi della corrente e quell' atmosfera cosí...da stadio, come prima che un capo-cannoniere batta il rigore decisivo per la vittoria della sua squadra.
Io mi trovavo ancora fuori dall' area di rigore, anzi ero fuori dal campetto, sulla spiaggia, con la mia solita palla, attaccata ai piedi questa volta, non per le mani. A vista le uniche porte esistenti erano le cabine-cesso tutte rotte, mattonelle cadute e lavandini senza rubinetti lungo la piazzola in battuto antistante la spiaggia. Vocine stridule ed insistenti mi consigliarono di calciare lí il rigore, per un attimo la vidi come unica scelta possibile...il tifo si faceva pressante ed insistente.
< Batti, tira, forza e tira!!!> . Non cedetti. Per intuito, sapevo che qualcosa sarebbe accaduto.
Ed ecco la visione...il campo da calcio, mi attendeva fremente, la palla che avevo attaccata ai piedi parve riconoscere finalmente la sua porta, la sua vera collocazione. Il tifo incalzava e i gabinetti erano giá lontani anni luce. Mi avvicinai, ad ogni mio passo, avvertivo il nemico indietreggiare. Camminai e raggiunsi l' area di rigore, posizionandomi sul dischetto.
Poi un colpo secco e lieve, più simile a quello di un boccista dal tocco garbato, che fece attraversare la palla tra i due pali.
Un boato. < Goooooooool>. Credo che da quel giorno il secchio perse la sua importanza. 
 

PARTE QUARTA


Il passo d'u zoppareddu 

Le !unghe passeggiate nel bosco erano cominciate qualche tempo prima che i Giochi iniziassero. 
Con mio marito il percorso netto verso le asparagiaie lungo il margine superiore della pineta vedeva come unici interessi un pò di moto fisico e la raccolta degli asparagi marini sempre copiosi dall' inizio della primavera alla Pentecoste. Si arrivava ai possedimenti del barone De Grazia e oltre, a volte, quando le fosse scavate dai cinghiali in visita alla spiaggia, non intimavano un' immediata ritirata.
Di fatto, raccolto un bel mazzetto di asparagini, dopo aver punzecchiato tutti e cinque i polpastrelli delli mano destra, ben convinti di poter spadellare una golosa frittatina o uno spaghetto doc, si tornava a casa dal lato opposto della boscaglia, quello inferiore, dove la superficie più solida di erbetta o sassi misti a sabbia, ci consentiva un passo più svelto.
Un giorno soleggiato di maggio, il pomeriggio aveva consentito una bella passeggiata per una boccata di aria fresca. Le cornacchie sulle cime degli alberi canterellavano in attesa di un soffio di vento che scompigliasse loro il piumaggio bruno e ne distogliesse l' occhio malevolo. Lucertoline tra i cespugli e le foglie secche, facevano capolino e annuivano sulla linea del raggio caldo, sgranchendo le zampette svelte e insinuanti sui pinoli rinsecchiti.  Anche qualche ragno lasciava il suo segno tra i ramoscelli dei cespugli secchi e spesso, quando la sua opera era stata meticolosa, il viso vi si trovava interamente coperto, un pò come succede per quei trattamenti del viso...a mò di pellicola sottile.  Sentivo il profumo della resina dei pini e la vedevo riluccicare cristallizzata sui tronchi grattati dalla salsedine. Mi sentii presto stanca però e volli tornare indietro dopo circa mezz' ora.
< Dai, che palle che sei, continuiamo sul lungomare> rimbrottai spazientita a mio marito che protestava.
< ma per una volta che veniamo a camminare...>
< non mancheranno le occasioni, tanto é primavera>
< seee see va bene, torniamo> insomma tornammo.
Rientrati nella seconda area del bosco, poco distanti da uno dei riversi secchi, una strana sensazione mi fece risalire un nodo in gola, era come se un improvviso spostamento d' aria segnalasse una presenza inquietante. Lo sguardo si perse tra gli alberi.
Poggiai il piede sinistro in una buca profonda pochi centimetri, la caviglia si torse completamente, caddi a terra e urlai a squarciagola, tant' é che l' eco si perse a distanze inimmaginabili, rimbombando in ogni direzione.
Il dolore fu lacerante, avevo la sensazione che il piede si fosse staccato di netto dalla gamba.
Mio marito di poco avanti si voltò con gli occhi sbarrati, tornò di corsa e, afferrandomi per il braccio, cercò di risollevarmi.
Ci vollero dieci minuti. Mi poggiai a lui completamente cercando di non sbilanciare il peso sul piede scollato.
Arrivai a casa straziata saltellando sul piede destro e scaldata dalle parole d' incoraggiamento di lui.
Febbre, tutore e stampella mi finirono nella settimana successiva...la diagnosi risultata dalle lastre era stata " frattura del malleolo" ma per me sarebbe risultato " scollamento totale del piede sinistro".
Con l' inizio delle competizioni ( erano passati circa quattro anni) ripercorsi quel passo più e più volte da sola, avevo la sicurezza che non sarebbe successo più. Era già accaduto. L' immagine che mi tornava sempre non era quella della caduta e la sensazione non era più quella del dolore straziante. Vedevo Lui! Un vecchio nano zoppo e malvagio, pelato e con capelli arruffati sulle tempie.
Esso aveva un passo veloce, pareva un ombra nell' ombra del bosco. Aveva una mazzetta in mano e mi veniva incontro minaccioso per scollarmi il piede ma alzando l' arma scompariva, svanendo nel nulla.
Lo chiamai il passo d' u zoppareddu, perché ricordai di una legenda simile in paese che per protagonista aveva il fantasma di un monaco, ' u monacheddu o monachicchiu, che girava tra i binari della stazione ed un vecchio santuario nobiliare.
Questa zona era vicina alle vecchie barche abbandonate, che, non mi avevano raccontato molto di loro o di chi le aveva abbandonate, ma, spesso, erano state determinanti per concepire vite diverse dalla mia. Al loro interno, bottiglie di birra e vecchie canotte stracciate, gomitoli di rete e corde spesse annodate. Si pescò. Una vecchia lega marittima jonica aveva pescato nei nostri mari. Mio padre stesso aveva avuto una barchetta e aveva pescato. Più tardi decise di prestarla, infine la regalò.
Tra quelle avrebbe potuto esserci anche la nostra dunque. Era un segno molto umano questa volta e molto legato al mondo fisico, in modo particolare al mare e ad una sua controversia con l' essere umano che, ad un certo punto, l' aveva rifiutato...anche con un pò di sprezzo. Pirati moderni.! La lega jonica seminò sul mio cammino diversi segni del passaggio, non c' era più, ma ne restava una memoria silenziosa. Chissà se lo zoppo c' entrava qualcosa, é probabile che difendesse le asparagiaie del bosco più che la violazione di un mistero, in ogni caso, egli vigilava quel passo e non sarebbe stato l' unico essere a vigilare sul bosco e sulle sue zone oscure. Vi dirò.
 


PARTE QUINTA


 Witch Land- Proprietà della Strega

 Mi venne improvvisamente in mente di speculare sulle mie avventure ( ma sempre in autonomia) un pò come capita agli impareggiabili onanisti che lontanamente pensino ad un approccio sociale. Volevo autospeculare e volevo ottenere il consenso dei miei simili, creando una dinamica socio-economica. Formulai il progetto Workshop Land.  Con un Canvass fatto per benino illustrai tutte le idee che avevo per risollevare il quartiere dal baratro. Si trattava di articolare attività nascenti sugli appezzamenti edificabili in un unico circolo, di natura associazionistica , che avrebbe portato ad un ricongiungimento di intenti, attraverso l' aiuto e il sostegno economico reciproco...esempio...ho un chiosco che prepara finger food e calici di vino...quali sarebbero, secondo voi le attività di concerto al chiosco? Un 'Orto Irriguo' che produca ortaggi e verdure stagionali  e un ingrosso di vino locale!
Il tutto servito da un mini-porticciolo, chiamiamolo attracco per la nuova Lega Jonica, che ci avrebbe portato un pò di pesce locale fresco. Inoltre, piccole botteghe artigianali, carrettini con gelati, granite e orzate, forneria con pane, pizzette e arancine di riso, e ancora, conservificio artigianale, un piccolo teatro per spettacolini e perfino un giardinetto wellness in stile japan con mini spa, bagno caldo e massaggio olistico. Volevo essere sicura di avere inserito tutto nel progetto che sarebbe stato realizzato totalmente seguendo le nuove regole sull' impatto ambientale. Mentre camminavo verso il calderone mi leccavo già i baffi, nel calderone avrei gettato una monetina per propiziare il mio investimento e cercare nuove energie umane per darvi slancio.
Ero già lí...giravo in tondo ma non c' era più. 
< Ma dove cazzo é il mio calderone!> 
< chi si é permesso a rubare il calderone!>
Non solo il dannato calderone non era più lí, ma qualcuno aveva bruciato della roba appena fuori dal Cerchio  di  Pietra, riducendola in cenere. L' ira mi pervase. Un bollore che dalla punta dei piedi saliva alla cima dei capelli. Tornai a casa e l' indomani mattino presi uno dei miei pentolini e tornai al Cerchio, lo deposi su e poi vi gettai dentro un pugno di quella cenere. Voleva essere un contro-incantesimo verso chi mi aveva defraudato del calderone. La mano che aveva preso la cenere cominciò a bruciare. Sentii la mano ardere! Qualche mago o strega potente mi perculava  e non potevo farci niente perchè rischiavo di farmi male davvero.
Sulla via del ritorno il sentiero biforcava, decisi di fare un giro più largo e " riguadagnare il terreno perso". Notai una buccia di banana ancora fresca poco più il là e curiosa, mi avvicinai. Tra i cespugli e gli alberi mi apparve un nuovo campo di gioco, come si aprisse un mondo, lo chiamai, per l' occasione the Wicth Land, il mondo della strega o anche la proprietà della strega.

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L' indomani, camminando intorno al Wicht Land trovai un cesto di vimini rosso e una piuma di gabbiano. Lo interpretai come un' esortazione a proteggere il mio dono artistico, quello della scrittura, cosí deposi la piuma nel cesto come a voler cullare il dono della fantasia nell' armonia naturale della boscaglia.
Avevo letto nel magistrale capolavoro di James Frazer, Il Ramo D' Oro, che la relazione tra la figura della strega e il maligno spesso era interpretata dalle comunità contadine come Morte e Oscurità cosí la volontà di rinascita e di rigenerazione delle messi, erano raffigurate spesso con un fantoccio di paglia, la Vecchia o la Strega, che veniva arso al centro del campo da arare e con le ceneri compiuti vari riti. Se qualcuno mi avesse arsa attraverso un feticcio poco distante dal Cerchio di Pietra, avrebbe interpretato me come una strega e la mia ricerca come " magaria", ma io non sapevo nulla di queste cose perché nessuno me le aveva tramandate e il mio atteggiamento era quello di una bambina che giocava nella sua casa sull' albero, bhe! in quello spirito insomma. Invasi il wicht land con spirito di conquista.
Il campo non arato era circa due ettari e sul margine sinistro cresceva un canneto. Avevo con me un pezzo di nastro rosso e per propiziare le mie ricerche feci come avevo letto: spezzai un ramoscello di alberello a mezzo fusto e legai il nastro all' altezza della rottura. Poi cominciai sbirciare nel canneto e qualcosa venne fuori.
Tra i vari scarti da costruzione un ruotino di carriola. Eccezionale. Se fosse venuta fuori anche la struttura portante, avrei confezionato un piccolissimo mezzo di trasporto tutta sola e senza acquistare nulla e sarebbe stata mia per sempre.
Perlustrai il campo e a parte un barattolo in vetro con il suo tappo non trovai nulla, propiziai anche quello girandogli intorno e lo lasciai lí, piantato in campo. Poi sbirciai dietro il canneto alla fine del canale di scolo dell' acqua piovana e notai un altro Land selvatico, antistante una piccola palazzina a tre piani.
Qualcosa mi diceva che quello era luogo di ritrovamenti. Certamente non potevo scivolare nel canale.
Tornai indietro. Dall' altra parte ancora una piccola radura con un canneto e subito dopo...proprio lí, abbandonato a sé stesso lungo il muretto di recinzione, lo scheletro della carriola. La gioia mi pervase, avevo vinto il Gioco! Ora, per mettere a segno, avrei dovuto riattaccare il ruotino alla cariola. Ritornai al Wicht Land, presi il ruotino con tutt' e due le mani e lo portai alla cariola. Sommariamente lo riappoggiai su ed eccola, anzi, rieccola, in tutto il suo splendore.
Ora era mia per sempre e il Gioco della Strega mi avrebbe portato sicuramente dei bei punti che sarebbero valsi ad ottenere un beneficio per tutta la comunità, speriamo non la stessa che mi aveva condannata al rogo. 

PARTE SESTA

 
La Casa Bianca

< Nella mia città c' é una casa biancaaaaa, con un glicine in fioreeee che sale sale suuu> È Pino Mango, " Nella mia Città".
Sono quelle cose che accadono, poi accadono e accadono senza un apparente filo logico se non quello che tu vuoi dargli e poi...sul finale...qualcosa di molto bello o di tragico sconvolge la tua vita.
La Casa Bianca nel bosco aveva per me qualcosa di magico. Ci passavo sempre di fronte per andare all' altro capo del campo di gioco e sempre era lí pronta a dirmi qualcosa. Un pomeriggio, attraversando il portale fino al Cerchio di Pietra mi sembrò di essere arrivata ancora in un posto nuovo. Le due aree picnic ai lati della casa, ancora integre, mi suggerivano qualcosa, come se un adunanza magica fosse appena stata e avesse deciso in merito a quella giornata qualcosa di particolarmente importante. Per rispondere a questo richiamo posi su una delle banche in tronco d' albero una bottiglia di vetro e un bicchiere in plastica...< partecipo anch' io> voleva dire. Neanche il tempo di sistemare altre stoviglie, cannucce e bacchette da sushi per completare la mia tavolata e quella fiera si era trasformata in un gioco.
Fuori dal pozzo brucia- frasche poco più in là erano state tirate fuori ma già   arrugginite e mezze bruciate due vecchie lanterne in ferro con una struttura molto articolata. Erano lí da poco e mi chiedevano di ritornare nel pozzo, quasi una supplica corale ma non la  raccolsi perché una di quelle lanterne avrei potuto essere io. La lanterna, da sempre simbolo magico e occulto, era stato uno dei miei primi oggetti di studio. Essa rappresentò nella storia e nella filosofia, il lume della ragione e il lume si fa spazio nell' oscurantismo dell' ignoranza e della meciocrità. Incontrando Gesù, in uno dei miei sogni, Egli appariva come una lanterna su una barchetta e mi chiedeva di seguirlo nel buio cupo dei nostri giorni.
Allora lo seguivo e divenivo una piccola lanterna. Quelle due lanterne erano malvage come strghe e come le sirene di Ulisse piangevano, ma avrebbe potuto essere solo il loro travestimento, e non sarei stata io a fiondare i lumi della ragione giù per il pozzo. Con un ramo lungo le afferrai per il manico e le rimisi in piedi, poi continuai il mio cammino.
Qualche giorno dopo, disbrigando faccende domestiche, ricordai di avere acquistato, qualche tempo prima un cd di successi anni 80, per darmi energia lo misi a girare e fu in quel momento che capii che viviamo in un vero casino, come in un puzzle scomposto che attende di essere ricostruito e di mostrarci qualcosa. " Nella mia Città" cominciò a girare, mandandomi in una specie di trans estatico. Se non fosse che Mango fa di questi effetti, mi sarei anche convinta di aver assunto troppi farmaci. Mi ricordai anche di un' altra canzone che mi aveva fatto un effetto simile di paranoia era quella di Bersani, " Coccodrilli", avevo riflettuto sulle immagini retoriche e mi ero convinta alla fine che riflettere troppo non va bene. Bisogna vivere il testo.
La Casa Bianca, il glicine in fiore, la ferrovia e il campo spellacchiato...poi...poi...i coccodrilli, l' agente immobiliare, la bibbia...la Bibbia? Certo che sí, perché se Gesù é un lume nel buio, la Bibbia ne é struttura articolata. Vado a prendere la mia bibbietta e cerco qualcosa che possa rimettere a posto un pò il mio puzzle. In effetti la Bibbia parla di un coccodrillo e parla di un cane cattivo, parla di una Casa...quella del Padre e parla di una serie di altre figure che dal testo delle canzoni mi rimandava ad un salmo e da un vangelo mi rimandava al testo.
Ogni cosa nel bosco sembrò prendere forma...il Coccodrillo assunse perfino una forma politica e cominciò a vivere nel canalone dal margine in pietra. Il demone Cane prese una capanna in legno e lamiera ai margini del bosco est e il Signore mio prese La Casa Bianca.
Il Coccodrillo era impertinente, aveva tanto da dirmi, ma non lo voleva dire perché avido del proprio sapere, spocchioso da morire. Alla fine modellai un pezzo di canna comune a forma di lancia e lo scagliai nel canale per svegliarlo e farmi dire qualcosa sul gioco...o sulla vita magari...ma lui mi ignorò, mostrandomi però un secondo Cerchio di Pietra e una seconda penna di gabbiano. Per propiziare misi la penna nel Cerchio e proseguii.
Il demone Cane, Bahal, era silente ma mi mostrò subito un segno particolare che colsi subito, era un semplice biglietto da visita di un grafico, quel grafico avrebbe potuto realizzare una delle mie opere professionali. Riuscii a contattarlo sul social e ne parlammo.
La Casa Bianca invece mi attirò sino alle cancellate. Le due rampe di scale alle estremità la rendevano maestosa e, le imposte chiuse, fitta di un mistero senza fine.
Decisi di chiamare con un canto recitato, una dolce poesia di Emily Dickinson. 
Sedetti nell' area picnic, con il mio libricino e cominciai a recitare Emily.
Uno stormo di uccelli si sollevò dalle cime degli alberi e cominciò ad ondeggiare intorno alla Casa, l' atmosfera era affascinante e senza tempo.
Ci volle qualche tempo prima che il Signore raccogliesse l' invito ma alla fine arrivò.
Una mattina fresca e soleggiata Lui mi apparve. Sotto le sembianze di un operaio in giubba catarifrangente, molto alto, circa due metri, e con tre splendide bestie a pelo liscio, due scure e una bianca, camminò verso di me, seduta sempre lí, all' area picnic. Mi raggiunse e con lo sguardo severo mi chiese cosa volessi ma senza parlare. I cani intanto vennero a farmi le feste, meravigliosi al tatto. Risposi a voce < stavo facendomi un giro>. Mi guardò ancora, poi voltò le spalle e andò via. Alla fine ce l' avevo fatta! l' avevo fatto uscire da quella casa per stare un pò con me. Ora avrei potuto fare qualunque cosa ma, ricordando il suo sguardo, mi ricordai sempre di esercitare la più grande delle mie virtù, la prudenza.

PARTE SETTIMA


IL CUBO BLU

Le mie cerche diventavano sempre più lunghe e sempre più mi spingevo in mondi diversi, mondi che non mi erano mai appartenuti. Alle porte l' inverno freddo e giornate sempre più corte mi spingevano a partire al mattino o nel primo pomeriggio. Alla fine del bosco est, superando l' incrocio con la Marina II, la zona era più che oscura, non navigata, non contemplata come possibile campo da gioco. Finché un giorno, seguendo segni disparati e complessi, scovo un angolino nascosto tra tronchi di albero segati sullo sfondo di una mimosa spiovente simile ad un salice.
Sotto le fronde rigogliose, un berrettino rosso, un blocco di pietra e  una specie di miscelatore per vernici la cui sommità chiusa in una spugna faceva pensare ad un microfono da esterna televisiva.
Il segno era chiaro...era una zona di costruzione...un' area in cui la forza lavoro prendeva il sopravvento sull' idea, sul sogno di una struttura fisica e si compiva cosí come era stata concepita. Palazzi reali, palazzetti e palazzine, ville, case ed ecomostri, strutture fisiche come grandi Centri Commerciali e piccoli stabili. Tutto ciò che  l' uomo abbia potuto concepire con l' impiego di un ingegno tecnico e che si sia poi sviluppato in un opera concreta, visibile ma al tempo stesso ingombrante, inquinante. Pensavo a questo e tanto altro e da lontano mi si avvicinava agli occhi la fine del bosco, delimitata dal suo canale e sul lato opposto una casupola del villaggio Marina del Marchese, coperta interamente da un telo blu e circondata da vari oggetti. Boe, formine, secchielli, corde, guanti da lavoro e altro. Non fu difficile collegare l' area di lavoro scovata nel bosco al settore turistico con le sue "accozzaglie di casupole",  i suoi complessi turistici, i suoi locali, le discoteche e quant' altro negli anni abbia distrutto coste e mari, spesso senza procurare alcuna leva economica per la regione depressa in cui viviamo. La casupola blu rappresentava, in realtà, un piccolo sistema e trovare dei lembi di carta con dei codici alfanumerici, mi fecero venire in mente un cubo da gioco con i suoi numeri, i suoi colori, inducendomi a chiamare la casupola Cubo Blu. Il Cubo Blu era il Sistema, il Matrix che muoveva economia, mezzi, uomini e macchine e,
accanto, un piccolo palco in assi di legno in cui si muovevano, " ballavano" per cosí dire, gli interessi di famiglie malavitose e di una politica sporca, malridotta, marcia fino all' osso.
Pensavo a questo Matrix, da brava economista, ad una grandissima impresa, pronta ad inglobarti, qualora l' avessi voluto, nel suo enorme, già satollo, ventre. Dunque, dunque...il Sistema é marcio? é malato? il Cielo mi chiede di mettermi all' opera per risanarlo. L' MP3 suonava " New Divide" dei Linking e su questa colonna sonora, battei in lungo e largo quasi tutti i Land di Marina di Bruni, finché i miei piedi non furono stanchi e sanguinanti. Percorsi quasi 55 chilometri e trovai...
Cosa trovai? Viti e bulloni, una scatola piena. Tornavo al Cubo Blu distrutta e completamente distrutta ero rifacendo il chilometro e mezzo verso casa. Finché non fui sicura di aver trovato " le componenti mancanti", quella cerca continuò, forse durò un anno, non so dirlo con precisione.
Alla fine il Sistema mi risultò corretto e funzionante...era in disfacimento ma io l' avevo sanato. Tutta quella fatica aveva tornato a far girare delle rotelle, forse erano le mie personali ma l' impressione fu quella di aver salvato il mondo intero.
Il Cubo ora era un Sistema Funzionante, un impresa sana, magari poverissima ma sana, cosa mi avrebbe prodotto?
Lo ricorderemo insieme.  

PARTE OTTAVA


Sono anch' io una Donna

Erano quasi una decina di giorni che andavo e tornavo. Certe mattine l' aria era fresca e frizzantina ma il sole caldissimo, cosí mi liberavo del fardello del cappotto usandolo come poggia testa e su una pila di lastre di cemento accatastate me ne stavo come una lucertola al sole di primavera. I raggi tiepidi mi riscaldavano e provavo, come da piccola, a fare il gioco delle nuvole che prendono forma. Ora una pecora che corre, ora uno strano drago, ora un pulcino spellacchiato...qualcosa veniva sempre fuori allietando le mie passeggiate al punto da volerle rendere sempre più lunghe.
Il contatto col mare e col bosco faceva sparire la stanchezza e la mia mente si nutriva della novità del giorno come avrebbe fatto con un cornetto e una cioccolata calda.  A una decina  decina di metri dal Cubo, un piccolo scalino sabbioso separava l' area in cui sostavo dall' area fitta di erbetta rinsecchita e baciapiedi costeggiata dal sentiero sterrato che arrivava dritto dritto al depuratore. Qualche passo in là una cabina interrata con fili elettrici e tubi che si poteva tranquillamente aprire sollevando la lastra metallica dalla sua entrta. Niente di che, ma poi mi venne in mente che il Cubo avrebbe potuto avere bisogno di un collegamento con quelle condutture e m' ingegnai a collegarle fittiziamente con dei trafilati in gomma nera che spesso si trovavano in quella zona...insomma era una zona di raccordo e collegamento,  ma con che cosa esattamente? Il gioco di quel giorno sembrava spento, era come se la meccanica feroce del Cubo avesse inghiottito la mia immaginazione. Mi aggrappai ad una vaschetta in plastica beige ricolma di acqua piovana e a dei barattoli in vetro di ogni forma e dimensione buttati là vicino. La vaschetta era una di quelle vaschette da bucato utilizzate dalle nostre mamme e nonne per il bucato a mano. Ho sempre odiato il bucato a mano, le camice annerite sul bordo del colletto e le canotte danneggiate dai deodoranti all' altezza delle ascelle. Per non parlare delle tovaglie sfumate al vino rosso e dei tovagliolini col kiss me, ti ho baciato forte! Quindi facevo cosí : una passatina con lo smacchiatore e poi subito in lavatrice. Quella del bucato era ed é una faccenda seria, fortemente demotivante per milioni di donne. Cominciai a pensare a quando la lavatrice non esisteva perché il sistema non ne produceva, una forte antipatia mi fece voltare verso il Cubo Blu che sembrava ribattere < ma che c' entro io insomma?>. Dovevo seguire quel filo logico...in questo caso i tubi neri in gomma o plastica nera che collegavano la cabina dei servizi essenziali di acqua, elettricità e gas al maledetto Sistema automatizzato. Cominciai tornando indietro e costeggiando il bosco dove le condutture esterne d' irrigazione degli orti e dei campi arati mi condussero da via Capri ad un vecchio lido abbandonato dagli anni novanta, il Sabbie D' oro, con il suo piazzaletto, un vecchio calcio balilla sotto un telone ormai sgualcito e la sua ampia veranda piena piena di vecchia roba: canottini, tensostrutture, materiali da costruzione, tavoli e sedie accatastate, vecchi frigobar, congelatore per gelati e altro.
Ero stata in quel posto...forse una volta al lido...un pomeriggio o una sera ma ero stata lí anche da piccola. Neanche il tempo di terminare la timeline dei ricordi ed ecco apparire sul lato opposto della balconata, in un angolino al confine con la boscaglia, un mini parco giochi con altalena, scivolo e girello. Era proprio lui! Me lo ricordo! Lo raggiungevo con gli amici d' infanzia pedalando in bici come i matti, poi c' infrattavamo nella boscaglia e sbucavamo diretti al mini parco.

Successe che una sera, presi dall' entusiasmo, tornammo sul far della sera..." avianu muntatu i carchiofuli" si dice quando per una situazione anomala crescono rabbia e paura e finisce tutto con una bella scarica di mazzate, tradotto letteralmente "i carciofi erano usciti". Forse per quello avevo rimosso tutto e non avevo più pensato al mini parco.
Strano però! Come vanno e vengono le immagini della nostra vita, proprio come in un film. Di fronte al mini parco un piccolo magazzino aperto e pieno di cianfrusaglie tra cui una mini bici ( il mezzo che userò questa volta per spostarmi).
Poi dei mezzi agricoli in disuso, serviti di sicuro per arare i campi di fronte e, a fianco, sul lato opposto, un vecchio forno a legna. Guardai attentamente quell' area di lavoro. Posizionata al muro, come si usava, accanto al portoncino di casa,  l' elemento che mi avrebbe condotta a recuperare il senso di quel passaggio  e dell' intero mio territorio, una vaschetta da lavare..ma non in plastica...una vaschetta in pietra con il suo lavatoio strizzapanni e il suo pezzo di sapone di casa nel vanetto a lato. Uno strofinaccio appeso ad un filo in gomma fissato al muro, ondeggiava al vento e una madonnina di Lourdes nella sua nicchia piangeva ancora lacrime di sudore e sangue. Era il ritratto di una vita, di una donna, di una faccendiera, di una domestica, di una madre e di una moglie che prende su di sè il fardello di una famiglia, perfino di un' attività forse e cammina a fatica su due zoccoli in gomma da mattino a sera solo per compiacere chi le sta intorno.
Una Madonnina destra, e addestrata, a sua volta, dalle donne prima di lei, quelle che avevano lavato ai fiumi e ai pozzi scavati a mare, che si erano rotte la schiena, con le braccia cadenti e le mani tonde raggrinzite dal freddo e dall' acqua, a svolgere le opre femmili ogni giorno senza lamentarsi, e sempre, a testa alta.
Donne appesantite dalle gravidanze ma sempre bellissime nell' animo e nel volto gioioso, dall' incredibile positività, contagiosa per chiunque avesse l' onore di ospitarle in casa, gli angeli del focolare...e del forno a legna , qualche volta.
Segui le loro tracce. Vaschette e mollette in legno, vecchi forni a legna, casette dell' Opera Sila e nicchie di Madonnine operose e ritrovai la vera Marina del Marchese, non il primo insediamento ma quello che fu l' insediamento moderno, perso poi, con la loro perdita e con la perdita di un congiunto, un marito operaio, contadino, muratore, idraulico, anch' egli un faccediere volenteroso, nutrito come i figlioli, dalle tenere cure della madre chioccia. ' A mamma, dissero poi.
Il suo reliquiario fatto di stole in lino e piatti in coccio, fatto di pettinesse in osso e abitini a fiori, grembiuli da lavoro e pentoloni in landia, fatto di poco e di buono, fatto di nulla e di tanto, una semplicità ingegnosa che rimarrà nella storia della nostra comunità e del nostro Marchesato. E quei barattoli accanto alla vaschetta...come furono colmi di ogni ben di Dio, ogni tipo di conserva o confettura e " i magazzeni" ricchi di carni appese a stagionare, legumi a seccare, grano appena mietuto e vino appena pestato. Opera sua e del suo ruvido operaio. Come istituzionalizzare quel mondo? Perché io dovevo farlo! Altrimenti il Sistema avrebbe continuato senza di noi e le Donne Angelo, avrebbero lavorato e pianto per l' eternità col fardello della fatica sulle spalle. Pensavo a questo e l' immedesimazione mi mise ansia da prestazione. Dovevo assolutamente concludere il gioco. Esplorando la zona Opera Sila, dunque, perlustrai tutti gli appezzamenti ad ovest, il Cubo era lontano circa tre chilometri in linea d' aria ma un' eternità nel mio spazio culturale. Finché, un giorno, era quasi
passata l' estate, distrutta mi fermai a mangiare un fico nel piccolo appezzamento limitrofo ad una delle vaschettine in pietra che avevo scovato e notai tra vecchie scatole di scarpe e imballaggi vari, una pagina di giornale arrotolata.
Da principio non mi ispirò, la notai appena, poi, per sfinirmi decisi di controllare quel segno. La apersi piano.
Era una pagina della Repubblica, al suo interno, un riquadro con una citazione di Tina Anselmi, deputata e paladina dei diritti delle donne e un sigillo del Ministero di Grazia e Giustizia. A questo punto mi fu tutto chiaro.. non poteva essere altro che la Grazia e la Giustizia ( nel senso di beltà e onestà) a muovere un sistema produttivo ed efficiente.
Scappai a mare e rilessi tutto e tutto ancora fino a che fu buio. Il Cubo e la vaschetta da lavare avevano suggellato la loro unione. Sapevo che l' uno avrebbe preso dall' altra e viceversa. E oggi? Un' incerta fase di passaggio in cui le radici sono impedimenti e le fronde vanno svolazzando di quà e di là, come farfalline impazzite.
Oggi quella Signora dice < guardatemi, sono anch' io una Donna, non c' é trucco, non c' é inganno, una donna di casa e di sistema, una lavoratrice, una studiosa, una donna pia ma risoluta, una madre, una moglie, un' ancella. ECCE ANCILLA DOMINI>.

 

PARTE NONA


IL CALUMET DELLA PACE

Era maggio ormai e stavo per intraprendere uno dei viaggi più avventurosi tra quelli fatti. Il gioco che mi permise di accedere alla fase estiva dei Tornei riguardò il ritrovamento di un tubo idraulico con un raccordo a forma di corno finale simile ad un gigantesco Calumet della pace. Il mondo indiano dei nativi d' America mi si era spalancato ma più mi avvicinavo alla soluzione più trovavo connessioni con il mondo degli autoctoni calabri. Dopo il calumet grande trovai una decine di Pipe Stocchi, le pipe gelato tanto diffuse negli anni ' 80 e ' 90 che mi avvicinarono alla produzione del settore dolciario e pasticcero di quegli anni e, successivamente, su di un promontorio del bosco ovest, che chiamai per l' occasione Cimitero Indiano, cominciai a creare il mio Reliquiario fatto di formine in plastica. Tutte quante, alla fine dell' estate, mi avrebbero portato ad una soluzione importante, per me e per il quartiere.
Esplorai uno dei " villaggi indiani" un villaggio abbandonato in cui scoprii tra le altre cose, una piccola motocicletta, perfettamente integra ma non funzionante che divenne il mio nuovo mezzo mentale per gli spostamenti.
E scrissi tra le pagine più importanti del mio diario di bordo SognareNavigare, di cui vorrei proporvi qualche stralcio.
In esso, le connessioni più importanti tra ciò che sognai o immaginai o, ancora, intuii, e ciò che vidi e tastai con mano.
Buona Lettura. 

PARTE DECIMA


SognareNavigare

La Light Zone

<Diciamo che la mappa è diversa dal territorio; ma cos'è il territorio? Da un punto di vista operativo (...)

Ciò che si trova sulla carta topografica è una rappresentazione di ciò che si trovava nella rappresentazione dell'uomo che ha tracciato la mappa(...) il territorio non entra mai in scena. Il territorio è la Ding an Sich*(...)cosicché il mondo mentale è costituito solo da mappe, ad infinitum.

Tutti i "fenomeni" sono letteralmente " apparenze".

(...)Si ottiene così un quadro del mondo mentale che in qualche modo si è affrancato dal nostro quadro tradizionale del mondo fisico>.

Gregory Bateson

*Noumeno platonico ovvero idea che nasce, si sviluppa e muore nel ragionamento, senza riscontro tangibile.

Spiegazione del Concetto

Secondo Gregory Bateson esiste un unico territorio, quello nato dalla rappresentazione contenuta nella retina degli occhi di chi lo ha osservato. Esso è la rappresentazione di una presentazione, ovvero è l'immagine ( di ciò che si presenta nel mondo fisico) filtrata prima dall'occhio poi dalla mente umana, la quale, attraverso lo strumento del corpo, la imprime su carta.

Che sia fisica o politica una qualsiasi mappa viene poi visionata e filtrata a sua volta. Questo snoda la rappresentazione " ad infinitum", creando infinite possibilità di esplorazione e navigazione del mondo.

Un mondo fenomenico (il mondo per ciò che appare) non è però il Territorio. Esso è fatto di terra, acqua, flora e fauna, centri urbani o extra- urbani intrisi di cultura e folklore, è tutto ciò che è sempre stato, tradotto dal tempo in un risultato progressivo. Questo ci rende suscettibili di errore. Mappe mentali e Mappe Geografiche devono coincidere in un punto.

Pertanto è necessario trovare un luogo della nostra mente in cui Territorio e Mondo Fenomenico coincidano perfettamente, una Light Zone ( zona di luce) in cui la realtà e rappresentazione si incontrino.

Tale zona possiamo trovarla Sognando, Navigando(fisicamente o mentalmente), Camminando. Le tre dimensioni, aria, mare, terra potrebbero esserci ugualmente propizie.

La Light Zone, corrisponde, nella mappa dimostrativa, alla chiave della certezza.

Parleremo della Light Zone più avanti. Intanto, se siete già certi di averle scorte, segnatele meticolosamente sul vostro Bullet Journal ( o su un diario di bordo) e Good Luck per la vostra esplorazione!

Saluti Affettuosi, Annasilvia

20/06/ 2019

Una mattina parto in macchina dal paese (qualcuno mi accompagna) per raggiungere una nuova destinazione. Affianco a me, ne sono consapevole, doveva trovarsi mia nonna (venuta a mancare da poco meno di un anno), si trova invece una piccola busta con degli strofinacci e un vecchio modello di telefono cellulare anche simile ad una radiolina portatile. Chiamarla quindi è inutile, penso si trovi dispersa e non possa chiamare nessuno a soccorrerla. Arrivo lo stesso a destinazione.Per raggiungere la cava di pietra dov'è ubicato l'impianto di trasformazione e gli uffici, bisogna scendere molto. Lo conosco bene il posto, è dove ho lavorato per circa due mesi, prima della chiusura causata da difficoltà economiche dei titolari, miei cugini, e dove, io stessa, ho potuto conoscere le difficoltà della gestione aziendale con mezzi limitati. Nel sogno si trova, al posto dell'impianto, una struttura rifinita in vetro, molto ampia, a contatto con la pietra della cava e un ristorante dove mi accomodo per consumare un pasto.Dietro di me è seduto mio cugino, parliamo dei fatti accaduti e sul mio tavolo, mia cugina, che però è voltata di spalle. Intorno a noi, in groppa ad un cavallo marrone purosangue, il fratello di mio cugino, anche lui scomparso da qualche anno.È arrivato il momento di andar via. Mentre esco per risalire la cava, mio cugino si affretta a scalare una parete rocciosa e a trovare un foglio di carta ed un porta zecchini con delle monete, ancora incrostate di terra. Queste ultime mi vengono donate.Mi trovo ora in paese. Ho un appuntamento col commercialista da cui ho lavorato per il tirocinio.In famiglia c'è dissenso, ma decido di andare all'appuntamento. Faccio il giro della scuola elementare ( ad oggi sede del nuovo Comune) e attendo. Arriva una carrozza molto larga, forse una cinquantina di posti.Una zia " usurpa" il mio ma vado a sedermi in fondo, sembra essere un posto centrale.La carrozza vola, discende, si trasforma in un autobus e arriva, credo, nella cittadina da dove parte il Tunnel della Manica, Coquelles, vicino Calais. Da Coquelles non prendo l'Euro Tunnel, ma, sempre in pullman, giro al bivio per recarmi in Germania.Giunta in un piccolo ostello, mi sistemo e mi rendo conto di avere ancora poche monete, le quali svaniscono ad ogni passo che muovo.Prendo delle collanine colorate in gomma che ritrovo in borsa e, con delle ragazze, vado a venderle sul corso, caldo e illuminato, della nuova città.Per venderle, tiro fuori le ultime monete, pochi zecchini da 0,50 cent, 1 e 2 euro. Cioè, per venderle ad un ragazzo biondino, artista di strada, devo anche pagare...( inaudito!!!).Termina qui questa avventura.

Possibile interpretazione:Amici, è piuttosto difficile rivelare sogni e interpretarli, al contempo.Ammetto, non avendo competenze di natura scientifica, perderò, di sicuro, qualche tassello della trama.Ciò che posso offrire è una conoscenza onirica che si riflette spesso in situazioni di circostanza e " rilievi" ovvero segni che il Cielo offre per la loro stessa interpretazione.Chi, non comprende " il metodo" è chi non può comprenderlo...chi non può comprenderlo è chi è sprovvisto di Fede. Tutto ciò che " si agita" nell'etere ( non solo onde elettromagnetiche) appartiene al Cielo e si riverbera in terra secondo un preciso disegno divino.Ognuno di noi lo interpreta in forme differenti...questa è la forma assegnatami.Condivisibile o meno, è proprio la mia. La sottoscritta non canta ( non da professionista ), non balla, non fa politica e, al momento, non esercita la professione.Faccio questo perché mi sento parte di un progetto più grande di me e trovo " nei miei seguaci" uno specchio in cui riflettere me stessa. Comunque, siano benvenuti anche tutti gli altri...non me ne vogliano, solo perché, in un mondo di ipocrisia, ho scelto di essere me stessa.Scusate la parentesi. Polemiche a parte. Il sogno è già parzialmente interpretabile.Gli elementi quasi certi, già presenti nella mia storia reale:-radioline portatili o walkie talkie-porta zecchino con monetine ( trovato da poco)-collanine colorate in gomma ( si usavano molto qualche anno fa).Sono tutti " delle piccole cose", oggettini comuni, utilizzati e più o meno utili. Ad esempio, prima di introdurlo nella mia Bag, non sapevo come un borsellino per le monetine potesse essere molto utile.Pensate a quando andate a pagare e dalle tasche del portafoglio cadono giù tutte le monete.Ovvia l' utilità del suo contenuto...ma sempre per completare un acquisto ( aggiungere monete a banconote) o per acquistare piccole cose, come nel mio caso, collanine in gomma colorate.I walkie talkie, giacciono da anni in un armadietto e non fanno parte della mia Bag personale.Notiamo i mezzi:-la macchina, con autista ignoto.- la carrozza, sprovvista di autista- l' autobus- l' Euro Tunnel ( che non ho preso)- infine a piedi ( è pur sempre un mezzo)Certamente la carrozza è il mezzo più atipico ma ricordiamo che dire " carrozza" equivale a dire mezzo trainato da cavallo ( presente nel sonno, ma staccato da essa) o a dire carrozza di treno ( presente come Euro Tunnel ma inutilizzato).L'autobus deriva dalla carrozza o meglio si trasforma da essa in " carrozza moderna" quindi in automezzo carrozzato a motore.I fatti: -due appuntamenti lavorativi, un po' contrariati da familiari- un dono " un po' sporco"-un volo in carrozza con " usurpazione di posto a sedere"-una compravendita da cui si ricava una perdita.Tutti fatti apparentemente non positivi. Mi lascia perplessa soprattutto la compravendita.Prima di analizzare questi ultimi attenderei ancora qualche giorno e qualche rilievo,qualche indizio che il Cielo lascerà piovere sulla mia povera testa bacata.Un saluto affettuoso, Annasilvia.


23/06/2019

È da un po' che ci giro in tondo a questa storia degli indiani, vorrei però girarci un po' anche in fondo e capire cosa succede...Avevate mica letto sulla storia delle mappe mentali, la similitudine onirica tra le zone Termine Grosso e Mato Grosso...e quella su Old West Zone e Marchesato partito da Calabria Ulteriore Secunda e sconfinato in Calabria Ulteriore Prima e Citra attraverso il Portale San Giovanni in Fiore?E ricordate la similitudine fatta tra le tribù indiane e i gruppi familiari calabresi?Da più di un secolo, questi nuclei sparsi hanno dominato la scena sociale ed economica della nostra regione e di diverse altre.Nell' accezione negativa di ' Ndrangheta e nella sua simbologia, nulla è lasciato al caso, e se gli indiani d'America parlavano delle loro questioni fumando in cerchio un " Calumet della pace", diventa palese la similitudine con le tribù di Calabria, in cui le discussioni avvenivano ugualmente seduti in cerchio, spesso in terra e spesso attorno a fuochi, " addumati per l'occasione" dai mastri briganti.Il ritrovamento di una confezione semi vuota di tabacco, di un accendino ( li trovate tra i video instagram di SognareNavigare) e solo l'ultima volta di un piccolo pezzo unico per i collezionisti, un accendino " American Free Spirit" con il simbolo dell'indiano che fuma il Calumet della Pace, mi lascia supporre che i moniti sul fumo e le droghe, in generale, non riguardino unicamente i giovani, e che l'atto del fumare tabacco , rappresenti simbolicamente, ben più di quanto detto a proposito dei suoi usi. Inoltre il tabacco, nel suo stato più puro ha alimentato pipe, narghilè e calumet appunto per la risoluzione di questioni molto serie...e sigari anche!!!Il fumo è meditazione, concertazione. Perdersi in una nube di fumo, vuole dire, speculare su certe storie e annebbiare il senso per entrare in stretto contatto con l'interlocutore. Banalmente, anche fumare assieme una sigaretta, vuole dire questo, trovare la giusta intesa...( MA NON DIMENTICATE CHE FA MALE, SE NO MI ARRABBIO →→→Giovani Attenzione←←←).Ho depositato l'accendino in una scatolina non lontano dal Reliquiario o, simpaticamente, Tumulo Indiano, poiché ha preso la forma di una piccola collinetta ascosa tra i pini. Accanto ad esso una palletta gialla di ignoto significato. Se lo capirò e se gli oggetti si troveranno ancora lì entreranno a far parte del Reliquiary→→→ seguitene i vari passi anche su Facebook, dove sin ora campeggiano un Lucchetto e, appunto, un accendino/ calumet della pace. Alla fine della Saga Reliquiary, valuterò gli oggetti nel complesso e decifreremo il codice della Mappa Mentale.Seguitemi e in bocca al lupo a chiunque stia " confezionando" la propria collezione in loco segreto!!!
Saluti Affettuosi, Annasilvia.


25/06/2019
Nella foto potete osservare una delle tanti veneri paleolitiche. Gli ultimi passi mossi mi hanno restituito alcuni altri rilievi che sembrano assumere senso, in vista di quanto riflettuto e detto circa le civiltà autoctone e tribali indiane. In modo particolare una piccola formina bianca rappresentante la Dea della Fertilità o, nelle civiltà occidentali, Venere Callipigia + un biglietto emesso dall'agenzia Caronte Tour con destinazione Messina ( anche se erano in evidenza altre corse). Anche Caronte è, come sapete, una figura mitologica, traghettatore di anime verso la porta dell' inferno.E Anche la Dea Madre o della Fertilità o Callipigia ( dalle belle natiche), ha avuto, nei secoli duplice valore, divino, in quanto contatto con il Cielo e con la sua Divinità, il Sole e poi terreno, in quanto rappresentativo di generosità di messi ovvero di fertilità, per la generazione della prole.La Venere Paleolitica rappresenta questa generosità nelle sue forme abbondanti e si presta come oggetto simbolico all'interpretazione della figura della Mamma, o anche, dei suoi risvolti sociali nel Matriarcato, soprattutto nelle società tribali del Sud Italia.Nell'accezione ' ndranghetista, la Mamma è sempre rappresentativa dell'apice di una piramide ed è l'Oracolo cui rivolgere preghiera e supplica d' intercessione con la Divinità nei casi più complessi d' interpretazione della realtà e dei fatti.La Mamma, inoltre, interpreta, attraverso il simbolismo onirico relativo al Sonno e dei suoi risvolti in vita durante, la posizione del Signore ( nella visione cristiana) o del Sole ( nell'antica visione politeista), circa le situazioni più importanti riguardanti la tribù ( famiglia) d' origine.La Mamma generando prole e affermando il potere matriarcale, conduce la sua tribù verso la possibilità dell'affermazione e del riscatto sociale, chiedendo in cambio solo affetto e rispetto. Quando ciò non è avvenuto, i fatti hanno, inevitabilmente, prevalso sui moniti e la chiaroveggenza, dando luogo, di contro, ad una presa di posizione da parte dell'uomo e del suo gruppo di cacciatori ( i picciotti affiliati), affermando la figura del Boss di Mafia o CapoBastone ed un modello prevalentemente patriarcale. In entrambi i casi, la tribù familiare è tutto, l'inizio e la fine della vita per ciascuno dei suoi membri. Tornando a noi. Altro rilievo : una palletta gialla, poco distante dalla Venere Paleolitica.A questo punto mi pare chiaro il nesso...se la palletta gialla è il Sole, il suo contenitore, questa volta, non sarà un semplice cestello bensì proprio la Venere con la sua bella pancia rotonda. Li sistemo poco distanti. Se li ritroveró entreranno a far parte del reliquiario anche fisicamente, ma già ci sono.Ricapitoliamo:Lucchetto Accendino American Free SpiritBiglietto per Messina Caronte Tour costo 38 euroVenere Paleolitica in plastica, colore Bianco.Fate pure le vostre considerazioni, esiste anche la pagina di contatto SognareNavigare o la mia pagina Facebook per eventuali segnalazioni.Vi saluto con affetto, Annasilvia.

 

Di Pane e Di Pesci3/07/2019

La cerca di questi giorni non saprei come definirla. Dal mio punto di vista un po' difficile...e non tanto per il reperimento degli oggetti quanto per quel famoso " valore simbolico" che normalmente vi conferisco. Il primo Piolo segnalatore, quello di colore verde ( lo vedete nel video su Instagram nella pagina @scumaceannasilvia) mi ha fatto tracciare sulla mappa un punto fisso da cui partire. Da lì trovo un ombrellone e una sedia integri che trasporto al Reliquiary e che mi danno la sensazione di creare la guardiola di un faro. Dalla piccola collinetta, infatti, ho la visuale di spiaggia, mare e appezzamenti circostanti.Ciò che accade è più difficile da dire che da immaginare.Intorno alle barchette sulla spiaggia comincio a trovare dei pioletti segnalatori, di vari colori che mi indicano un percorso preciso. Spesso sono pezzi di tavola con piccoli fori, ad indicare proprio l' atto dell'introdurre i vari pioli nei pezzi di tavola. Capirete bene, che il mio primo pensiero va a Gesù e alla sua croce ma anche ad un vero e proprio cammino in cui vuole avviarmi. Non introduco i pioli nelle tavole bucherellate, vado avanti ed ecco la sorpresa! Un manico di canna da pesca, esso stesso pare un piolo, anzi un flauto, la lunghezza è rimasta quella ( guardate pure il video del suo ritrovamento).Ritorno alle barchette, ma poi porto la mia reliquia sulla collinetta e penso.Abbiamo da pochi giorni parlato del Calumet della Pace.E se rappresentasse il Calumet, e se anche sedia ed ombrellone fossero, essi stessi, simbolo di rilassamento e contemplazione dall'alto, dei fatti che accadono?Però, se i segni provengono da Gesù, non posso fare a meno di pensare a quel manico anche come una canna da pesca, a lui che era pescatore e poi...( se avete visto anche gli scatti del "melone di pane" ritrovato sulla battigia)alla famosissima parabola del pane e dei pesci.Lui che prende questi 5 panetti d' orzo e questi 2 piccoli pesci e li moltiplica all'inverosimile per sfamare 5000 uomini, tutti discepoli arrivati da ogni luogo solo per udire la parola. E quelle in Palestina...non erano delle Tribù, accampate a macchia di leopardo nel deserto, in prossimità di pozzi o fiumi?Vi confesso che mentre SognareNavigare nasceva, ho dedicato parte del mio cammino alla " Festa delle Capanne", soffermandomi sui piccoli depositi e sui frutti che trovavo in terra ( mele, arance, clementine, fichi, melograni).La frutta è stata la prima Saga, ma è servita a far nascere questa strana creatura. Da lì, non avevo più incontrato la Palestina. Ma so che Lui è sempre con me. Perciò se lui mi comunica che il Reliquiary è un faro illuminante e che la riflessione che fumare un Calumet impone, sia di primaria importanza nella mappatura, ne prendo atto.Ringrazio quanti mi seguono e continuo la mia cerca Reliquiary in Palestina che entra ufficialmente nella Mappa Mentale legata alle Tribù e alle loro origini ed è fisicamente collegata al lido del mio paese Botricello.
 Un Saluto Affettuoso, Annasilvia:-)

16/08/2019Il giocoliere

Nella saga formine è stato tanto importante il colore. Intuirne i significati, studiarne le posizioni, comprendere che le stesse hanno davvero senso se osservate nella loro totalità.In modo particolare le palline, perfino quelle rotte o esattamente tagliate a metà possono essere prese in considerazione nella nostra serie logica. Le sei palline in esame, gialla, rossa, rosa, verde, blu, arancio, sono dello stesso colore degli oggetti ritrovati.Prendiamo per esempio la serie rosa, in cui mi sono un po' identificata per via del genere:pallina rosa, tubo flessibile rosa, rastrello rosa, fiore finto rosa→→→ Giardino o Coltivazione Floreale.In me, il Giardino Segreto ha un significato molto particolare. Posseggo un libro " Il giardino delle farfalle" che qualche volta sfoglio ricordando la mia infanzia e la fantasia di questo luogo incantato.Amo decorare casa con composizioni zen o ikebana, il fiore è anche una parte interpretata da me in una recita scolastica. Interpretando i segni medianicamente mi può venire in mente solo il monito " continua a coltivare l'aiuola", continueró di sicuro.E a voi, che viene in mente?La serie identificata con la boccia blu, trovata un po' di tempo fa è vicina ad un oscuro personaggio, prima trovato sotto forma di piccolo indiano, poi di tozzo signore con un cappello da contadino. Quella ricerca mi aveva condotto ad una figura magica, corrispondente a quella della strega per il genere femminile, chiamata " il cattivo seminatore". Egli ricompare sulla faccia di una formina, anche qua con il cappello e poi associato a due piccoli esseri del mare: una stella marina ed un cavalluccio marino, entrambi blu.Analizziamo la serie: Contadino Blu o " cattivo seminatore", stella marina e cavalluccio ( entrambi corazzati)→→→ Mi viene in mente Terra e Mare, come antitesi ma anche come continuità.E se l'omino fosse anche loro condottiero e quegli esseri fossero il suo esercito marino?La serie gialla, già in parte analizzata ci restituisce : una pallina gialla, una ruspa gialla, vari segnalatore gialli di forma esagonale→→→ Città del Sole con villette a schiera, dove avevo rilevato una situazione di abbandono ma anche una realtà nata con potenzialità di sviluppo e finita per essere simbolo di degrado ambientale. In modo particolare l'Anfiteatro Fantasma, Antitesi della Città del Sole, finito per essere solo parte di un abuso edilizio. Ma ancora qualcosa può essere fatto, il monito è questo poiché la pallina gialla è finita nel ricco ventre della Dea Madre. E poi nel Reliquiary.La serie arancio, simboleggiata da una palletta arancio, non presa perché danneggiata, è stata accompagnata da un tubo flessibile arancio, una palettina arancio e un cono arancio, finiti poi nel Reliquiary come spoglia di una distribuzione golosa quella del Gelato Arigianale...sarà vera la scritta Gelato Artigianale? O sarà piuttosto una richiesta o un desiderio da soddisfare per clienti molto più esigenti e sensibili al palato. Palletta rossa, serie: Boccia rossa, Porta rossa con cuoricino, cubo rosso JUK 10. Curiosità: il cubo rosso è stato trovato con l'ennesimo fiore finto quello rosa ma nella Light Zone " I fiori Rossi", trovai una serie di 5 fiori rossi. Mi sento di connettere questi segni e creare una nuova casa , quella dei Fiori Rossi appunto, e se la sua porta è un cuoricino, sarà di sicuro una " Casa di Geishe" simbolo di accoglienza calorosa e accompagnamento.Serie verde: 1 boccia verde e ben 4 granchietti verde/ verde scuro. Sorrido perché il granchio va indietro e, in effetti, il suo percorso sulla mappa non lascia dubbi.Ma cosa ci vorrà dire...penso al solito detto : "invece di andare avanti, si va indietro".Ma, probabilmente, è anche simbolo di raccoglimento e di unione tra le varie Light Zone, così come per il "percorso del cuore" anche il suo è un significato a sé stante. Ora positivo ora meno.Date anche voi il vostro significato alla Mappa e chissà che per la fine dell'estate non siate premiati dal destino, con un Magico Tesoretto. Il mio arriverà? Se potrò lo condividerò con tutti voi nella speranza di condividere un'Esperienza grandiosa nel mezzo del cammin di nostra rotta.Saluti Affettuosi, Annasilvia.Giardino Segreto→→→→→→→→→RosaAnfiteatro Fantasma→→→→→→→GialloMercatino Locale/Prodotti locali→→BluGelateria Artigianale→→→→→→→ArancioCasa Fiori Rossi→→→→→→→→→RossoPercorsi del Granchio( progetti estesi)→ VerdeDea Madre→→→→→→→→→→→→→Bianco


PAST LIFE- E tu, chi Eri?

Discendendo dalle colline dei villaggi pastorali e risalendo le rupi scoscese della presila catanzarese, sono diverse le Light Zone, in cui sono presenti tracce inequivocabili del passato, Angoli particolarmente energetici, dovuti alla presenza di grossi massi e pezzi sparsi di tufo. Sembrano sparsi lì, senza un significato particolare, quando invece ne hanno proprio perché in quel luogo preciso sorgevano piccoli santuari in pietra che determinano anche vere e proprie linee di confine tra un villaggio e un altro.

Dopo il "Turrazzo" di Magliacane, sorgeva il piccolo santuario delle fondazioni di Botro, il mio paese.

Mi trovavo circa all'altezza dell'attuale villaggio Marina del Marchese e diversi km più avanti le capanne di alcuni parenti, forse i miei genitori, trasportavano messi dagli appezzamenti limitrofi sino al santuario e oltre, dove, alcuni giorni della settimana, si svolgeva un mercato. Esso, in parte era regolato dal baratto, in parte dalla moneta grezza diffusa da Roma anche alle province abbandonate, il mio nome era Joseppha.

Coltivavo un piccolo orto di erbe aromatiche e avevo un pollaio...la mia ricchezza, poiché molte delle uova le vendevo anch'io al mercato, quando i miei venivano a prendermi col carretto.

Se le galline non facevano uova, i due vecchi mi davano del grano per fare le pitte azime e, in cambio, lavoravo per loro nei campi e mietevo grano.

Joseppha viveva al tempo del Monaco di Cerca che divenne una legenda.

I posteri lo chiamarono " u Monachicchiu", spiritisticamente un essere un po' burlone e dispettoso, amava mettere paura ai passanti della gabella di Botro. Ma qual' è la sua vera storia?

La sua storia, un po' sfortunata, è legata a quella di una belva feroce, un lupo, chiamato Baffilicco ( la terribile fiera). Baffilicco, era, agli occhi degli abitanti del villaggio un fiera grande e mostruosa, con zanne e artigli prominenti e un grande appetito di passanti delle gabelle.

Il sonno mi suggerisce che un giorno il monaco, si trovava oltrepassando la gabella di Botro, per raggiungere quelle di Cutro, e, sprovvisto di carro, si fermava presso il santuario per riposare i piedi e bagnarsi il viso al secchio del pozzo.

Baffilicco dalle alture di Maglia-Cane ( probabilmente il nome derivò da questo episodio) osservava la sua rubiconditá leccandosi i baffi e, in men che non si dica, scese la rupe e saltando addosso al monaco , lo divoró.

Quel monaco era proprio uguale al vecchio parroco di Botricello, anche oggi dalle taglie forti!!! Beh... non ce lo vedo ad infastidire le anime dei passanti della gabella,ma la sua immagine, il suo " fenomeno", si manifesta così nella mia mente ed entra ufficialmente come personaggio di spicco nella Dream Zone delle fondazioni locali.

Attraverso Joseppha e la sua poverissima vita, ho potuto osservare i miei spazi attuali in un' ottica differente, sono pronta a descrivere questa testimonianza come una Past Life, una vita passata.

Tali vite, lasciano nel nostro trascorso esistenziale, un solco profondissimo.

Ci insegnano dal di dentro a ragionare in funzione di quell' esperienza e, senza una precisa spiegazione, ci inducono a comportarci in un certo modo e a seguire una certa strada.

Joseppha, in effetti, cammina ancora oggi nel bosco sul mare e osserva le specificità mediterranee in un ottica differente da quella di uno scienziato e considera ancora un cespuglio di Santonina, un serio rimedio contro " I vermi della pancia", le prugne selvatiche, al contrario, il rimedio contro la stitichezza.

Le erbe aromatiche poi...panacea di tutti i mali insieme alla camomilla di campo e al cespuglio di alloro.

Baffilicco, probabilmente, rinnova le sue intenzioni in Sila Piccola, e sa bene che ormai l' uomo porta sempre con sé quelle canne da cui proviene il fuoco e c'è poco da scherzare. Si aggira spesso intorno ai grandi massi depositati sui monti scoscesi e lì caccia le sue prede migliori.

Il Monaco di Cerca, da buon vescovo, celebra in Duomo la parola del Signore e, di tanto in tanto, ode Baffilicco ululare, nel buio profondo della notte.

E tu chi eri?

Lasciate pure le vostre testimonianze.

Saluti Affettuosi, Annasilvia.

MONDO E ANTIMONDO

Al numero civico 58 di una cittadina non molto affollata, abita forse una persona importante, a cui desidero fare visita. Sono ferma lá fuori, appoggiata allo sportello di una macchina, con le braccia conserte e un piede poggiato contro quello.

Non mi aspetto nulla ma so essere faccenda decisamente importante.

Entro e da subito ho come una prima visione, un vecchio conoscente con un rossetto fuxia, ormai più che consumato, mi osserva e mi dice < ogni bestia terrestre va redenta, perché il suo peccato possa essere scontato>. Non dico nulla. Poi un altro uomo mi conduce in un grande magazzino dove è posta una strana creatura di metallo. < Guarda, mi dice, va munta>. Metto una mano sui suoi capezzoli gommati, ed effettivamente constato anch'io che è così.

Subito mi trasformo. Divento un'altra ragazza, ma sono sempre me stessa. Alta, magra, un caschetto scuro, ben vestita e profumata. Accanto a me, l'uomo che volevo, di cui non riesco a focalizzare bene i lineamenti.

La nostra parte come una grande storia d' amore, piena di aspettative e termina, solo un attimo dopo, in un cucinino molto stretto, con un frullatore, dal quale vengono fuori delle cotolette ben panate.

A questo punto , mi sdoppio di nuovo e chiedo a lei come sia possibile questa cosa.

Lei mi mette sola, in un angolo, a mungere un porcellino...sempre gommato.

Vado via. Sono di nuovo a casa mia. Ho una tuta grigio scura e spazzo il pavimento con una scopa di metallo telescopica. Sono serena ma, anche qui, dopo un attimo, sento delle grida di giovani che, torturati, dai loro persecutori, accettano passivamente la loro sorte. Decido di scappare. C' è un altro uomo, un generale, molto cattivo che ride di me. Vado a nascondermi, ci sono dei grossi contenitori plastici, di colore verde.

Non mi ricordo l'ultima volta che ho sognato così, sono passati diversi mesi...ma è sempre la stessa storia: all'interno del Mondo c' è come un Antimondo, che cerca, disperatamente, di contrastarlo ed avvilirlo, supponendo di essere migliore, o peggio, di doverlo redimere da peccato.

Nell'ultima scena la terribile paura dell'instaurazione di un regime dittatoriale al quale gli abitanti di casa mia ( credo significhi del mio paese, inteso come Italia), si sottomettano in maniera volontaria per trovarne agio e ricchezza.

D' altrocanto, le complesse relazioni tra uomo e donna. Una donna che osserva e una donna che appare, sempre una versione di me in cui, ad un certo punto, smetto di identificarmi... non volevo finire nel cucinino ma volevo ancora sognare una grande storia d' amore con uomo portentoso ( chi tra le donne, non lo vorrebbe?), essere un'eroina del cinema sentimentale.

E i due uomini? Il Redento e il Redentore dal rossetto sbiadito? Forse anche qui due facce della medaglia.

Ma se il redento è uomo portentoso nell'amore...il Redentore, non dovrebbe essere anche migliore di lui?

Ed ecco che la sottile linea tra Mondo e Antimondo si confonde, e ne viene fuori un caos volontario.

Solo e sempre diverbio tra Bene e Male? Non credo! Mi viene in mente più un'unica grande conca oscura, un calderone in cui, alla fine, ogni ingrediente magico, si diluisce con gli altri, un' amalgama in cui si annega facilmente. Ma chi rimesta il calderone? Chi agita le acque della conca oscura?

Se Dio ha creato ordine dal caos, perché il caos, palpitando ancora dall'interno, come un tumore esteso, cerca, con insistenza di prevalere? L'Antimondo riuscirà a divorare il Mondo?

Se potessi tracciare una Mappa precisa di Antimondo, lo farei, in nome di Mondo, ma so bene che non servirebbe, perché l'attimo dopo sarebbe già tutto mutato...il caos non sta mai fermo.

Vi lascio oggi con una preghiera, prevalga in voi Mondo, anche non troppa logica sul sentimento ma che sia Mondo, lo stesso che il Demiurgo ha modellato per noi dal principio dei giorni.

Saluti Affettuosi, Me e AntiMe.

Dream Zone Taranto

Mi trovo tra Taranto e Crotone.

Arrivo, con difficoltà, ad un casello dove qualcuno, vuole indurmi a prendere il treno per Taranto e a scendere alla stazione successiva distante solo pochi metri.

Faccio di tutto per non prendere quel treno ma alla fine mi trovo costretta e scendo pochi secondi dopo a Taranto, dove mio fratello passerà a prendermi da lì a poco ( mio fratello viaggia realmente sul versante adriatico).

Con la tribù di Cosenza- S.Giovanni ed il suo portale, uscivo dalla Calabria ma sono passati diversi mesi.

Ora la bussola di navigazione, in serio panico, segna il porto...anzi la stazione pugliese.

Ecco che cosa wikipedia ci racconta di Taranto :

Taranto (ascolta[?·info]; in greco antico: Τάρας; Tàrede[3] in dialetto tarantino), è un comune italiano di 196 102 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia, in Puglia.

Fu fondata dagli Spartani nell'VIII secolo a.C. col nome di Taras[4]. La città, grazie alla sua posizione strategica al centro dell'omonimo golfo, alla fertilità del suo territorio e al commercio, divenne fra le più importanti della Magna Grecia e di tutto il mondo antico, affermandosi come un fiorente centro culturale, economico e militare, che diede i natali a intellettuali del calibro di Archita, Aristosseno, Livio Andronico, Leonida; nonchè ad atleti le cui gesta divennero leggendarie in tutto il mondo greco, come Icco e il cosiddetto Atleta di Taranto. All'apice del suo sviluppo, raggiunse l'egemonia sulle altre colonie greche del Sud Italia e venne scelta come sede della lega Italiota. Fu l'ultima città magnogreca a cadere in seguito all'espansione di Roma, non prima di aver ingaggiato con essa le cosiddette Guerre pirriche, un conflitto durato 5 anni. Pur sconfitta, continuò a esercitare una grandissima influenza culturale sul resto dell'Italia meridionale e sulla stessa Roma, entrando a far parte dell'immaginario collettivo del tempo come luogo contraddistinto da opulenza e da ingenti bellezze naturali, celebrate da Orazio[5] e numerosi altri autori.

Nel periodo normanno, divenne capitale del Principato di Taranto, che durante i suoi 377 anni di storia arrivò a comprendere la quasi totalità del Salento.

Taranto dà il nome alla specie Lycosa tarantula (ragno lupo), un tempo molto comune nelle campagne locali, cui si devono i termini tarantellae tarantismo, nonchè la parola tarantola, usata oggi per indicare i noti ragni della famiglia Theraphosidae.

È soprannominata la Città dei due mari, per la sua peculiare posizione a cavallo di mar Grande e mar Piccolo. Nel primo, nei pressi delle Isole Cheradi, antistanti la città, vive e prospera una storica popolazione di delfini e altri cetacei; nel secondo è praticata da secoli e in larga scala la mitilicoltura, i cui prodotti sono noti a livello mondiale per la loro unicità.

La città è sede dell'Arsenale marittimo della Marina Militare, dell'Ilva, uno tra i maggiori complessi industriali d'Europa per la produzione dell'acciaio, e del Museo archeologico nazionale MArTA, che è tra i musei più importanti d'Italia.(...)

Quindi, risalendo la costa adriatica, vado a piantare la mia bandierina multicolor in una delle colonie magnogreche più importanti, sede dei resti del Tempio di Poseidone ( Noi a Crotone abbiamo quello di Hera Lacinia) e la scrutinio con estremo interesse per diverse ragioni...non solo storiche.

1.c'è quella storica, siamo, viaggiando nel tempo, nel VIII SEC. AC.

2.siamo nella città della Lycosa Tarantula ( ragno lupo) e noi usciamo or ora dalle fauci di Baffilicco, terribile fiera.

3.e poi siamo nella città dell' Ilva ed io ho indosso una tutina grigia, ve l'ho postata su instagram @scumaceannasilvia, ho in mano una scopa in acciaio telescopica e provengo dai mari mossi della penisola italiana...

Taranto, ora sostenuta ora avvelenata dai fumi dell'Ilva, ha navigato e naviga in mari molto mossi.

I forti gruppi industriali e bancari italiani hanno sostenuto il grande colosso Arcelor Mittal, rinato da Italsider, sino all'entrata delle amministrazioni straordinarie e, oltre, grazie alle orecchie da mercante fatte dai vari governi. Ma nel gennaio 2019, la Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo, emette la condanna di questa stessa politica, tutelando i cittadini e la città di Taranto dalla barbarie della speculazione capitalista e imponendo di ricorrere a misure anti- inquinamento e di bonifica territoriale.

Taranto è, in sostanza, un esempio perfetto di Mondo e AntiMondo. Orazio la elogia per le abbondanti ricchezze naturali...

Quell'angolo di mondo più d'ogni altro

m'allieta, là dove i mieli a gara con quelli

del monte Imetto [2] fanno e le olive quelle

della virente Venafro [3] eguagliano;

dove Giove primavere regala, lunghe, e

tepidi inverni, e dove Aulone [4], caro pure a

Bacco che tutto feconda, il liquor d'uva dei

vitigni di Falerno [5] non invidia affatto.

Mentre, dall'interno, il mostro orribile e verde dell'inquinamento, la minaccia, con poco rispetto e amore.

Gli stabilimenti, lo dice la stessa parola, sono proprio lì e non sono mobili, sono però " riconvertibili" e con tutto ciò che il mercato delle Eco-Idee offre, sono più che sicura, che qualcosa possa esser fatto, anche per le famiglie operaie, che paventano Orazio e i suoi predicozzi bucolici.

Parlo da inesperta...ma non dovrebbe essere questo il lavoro della politica e dei suoi tecnici? E non dovrebbe essere massima aspirazione per gli amministratori che la governano insieme con gli uomini che ci lavorano. Per ora è tutto da Taranto, passo e chiudo.

Saluti fiduciosi, Annasilvia.

Dream Map- Arabella da Santo Janni

Arabella pascolava serena col suo gregge. Il sole era già alto e, alzando il capo, i suoi occhi minuscoli e neri rilucevano di gioia. Era arrivata all'improvviso la primavera e presto sarebbe giunto anche l'ingiusto momento della tosatura, con quell'orribile arnese di ferro, in un istante, il suo vello meraviglioso sarebbe scomparso e sarebbero riaffiorate vecchie cicatrici e nuove ferite sulla tonda pancetta.

Si trovavano, in quel momento, al pascolo alto, sul monte Carillone, discendevano il sentiero, brucando le migliori gemme di felce e dei numerosi cespuglietti di erbe spontanee alla base e tutt' intorno agli abeti, gli alberi dagli aghi puntigliosi, neanche da considerare, per un pasto tranquillo.

Victorius scendeva anche lui, portando il peso dell'importante pelliccia in lana che già pensava di abbandonare lungo il percorso, per poi riprendere sulla via ritorno.

Arabella era dietro di lui di qualche metro e costeggiava una crepa, non molto profonda, generata dalla discesa delle piogge torrenziali verso il letto del fiume Croccha, quando, inaspettatamente, uno dei suoi piccoli zoccoli anteriori rimase incastrato, tra l'argine di creta e la terra più secca dell'altipiano.

Il suo belato divenne pietoso ed incessante, ma non così forte da distogliere Victorius dal pensiero del caldo dei primi raggi di sole intenso né l'accorto cane lupo che costeggiava il gregge dal lato opposto, avrebbe potuto accorgersene.

Arabella, presa dal panico, e, osservando le sorelle allontanarsi, cominciò a dimenarsi molto forte, fino a cadere nella crepa e, successivamente, scivolare quasi un chilometro dalla parte opposta al sentiero di transumanza.

Spaventata e polverosa, giunse quasi a valle, dove riuscendo a fuoriuscire dal rivoscello con un balzo scattante, riprese la via del bosco.

Poco distante dalla valle ai piedi del monte, oltre un piccolo promontorio scosceso, sorgeva il piccolo borgo fondato da Santo Janni. In questo piccolo scorcio di mondo, viveva Gilfredi, contadino di circa 50 anni.

Gilfredi, da più di sette giorni e sette notti, era intento nella costruzione di un piccolo pollaietto, fatto a dovere, con un largo giaciglio in fieno e, poco fuori, un largo abbeveratoio. Intorno, un cortiletto, delimitato da uno steccato in canna che tutti gli invidiavano e, altro spazio per la deposizione e la raccolta delle uova.

Gilfredi si trovava "ingenuo", non poteva immaginare che di lì a poco, sarebbe diventato l'uomo più chiacchierato del villaggio: da lontano, infatti, nelle ore più tarde del mattino, dopo la scomparsa del sole e l'arrivo improvviso di una fitta pioggerellina primaverile, ecco giungere la pecorella smarrita.

Essa, aveva attraversato il villaggio sicura di sé ed era entrata dritta nell'aia di Giffredi, sotto gli occhi attoniti degli abitanti del villaggio e dello stesso contadino, si sdraiò sfinita sul comodo giaciglio e, dopo un ultimo lungo belato, si addormentò profondamente.

Giffredi, ne vantò subito diritto di proprietà e tenne con sé la pecorella che, presto, producendo lana, latte e formaggio, in grande quantità, divenne la sua ricchezza. Comperò anche due gallinelle, con cui Arabella andava abbastanza d' accordo e non pensò più a Victorius e, al suo vecchio gregge, era diventata l'unica, la regina del fienile.

A Salem Town, colonia americana fondata dagli inglesi nel '600, viveva una donna, Santa Cordovan, figlia di un colone inglese e un indiana del Massachusetts.

Poco Distante dal villaggio, si estendevano i boschi, dove Santa si recava spesso per invocare i suoi spiriti protettori e dove, spesso attizzava focolai e, cantando nenie e ballando, adirava il vecchio pastore Padre Louis senior, fondatore del villaggio da cui, qualche tempo dopo, si sviluppò Salem città.

Santa viveva sola, ma era abbastanza rispettata al villaggio, poiché le era stato tramandata la conoscenza di cure medicamentose indiane, tra cui la cura dell'isteria che era molto diffusa tra le donne, a causa di problemi

ormonali, poco studiati dalla medicina in quanto considerati contenuti contrari alla religione.

Padre Louis e il suo consiglio, la scacciarono, provocando l'ira di tante donne, giovani e anziane, che, per continuare a vederla e a curarsi, spesso fuggivano la notte, con i loro lumi a petrolio, nel cuore del bosco e con lei praticavano magia indiana.

Queste donne, presto, concepirono la bellezza della vita libera. Spesso, sotto la luna, si spogliavano da quei colletti e sottovesti tanto insopportabili, al punto da riuscire a coprire la loro vera personalità, e danzavano con Santa, sentendo sulla pelle il profumo selvatico della vegetazione umida di brina.

Il fatto non potè più essere tenuto nascosto e, alle ragazze, venne impedito di raggiungere Santa.

Qualche tempo dopo, le ragazze, insieme, cominciarono, ad avere " quegli strani comportamenti" che sfociarono, ben presto, nel caso giuridico di stregoneria, più importante della storia, Salem.

Più vicino a noi, in Italia, nella città di Benevento, si sviluppò lo stesso mito, la figura demoniaca e manipolatrice della Jannara. Ella praticava il culto esoterico della Dea Diana, sotto un grande noce, nei pressi del fiume Sabato e fu, a sua volta, amata e stimata dalle giovani donne che ebbe al seguito e ne ereditarono scienza e culto. Ma la Jannara fu qualcosa di più, una " Madre Demonio", che consigliava le sue figlie e, spesso ne sacrificava il frutto, al fine di renderle libere dal dettame sociale e farle " volare libere" verso i Saba e verso sé stesse. Il punto di domanda fondamentale era < perché sottostare ai dettami sociali e religiosi? Perché renderci schiave dell'uomo, perché renderci schiave di una maternità che non riusciamo a gestire?>.

In Calabria si dice < chine ' nne ciangia a nue?>, chi ci piange, chi ha pietà di noi?.

Oggi, una donna libera, viene considerata come " donna in carriera" o " donna indipendente".

Ma non è proprio così...anzi, spesso, la donna in carriera, la professionista, è più soggetta agli uomini e alla società di quanto non lo sia una brava madre di famiglia.

Quante, tra esse, non sognano di volare al Saba e liberarsi delle responsabilità quotidiane, danzare nude sotto la luna, praticare riti magici, trovare la cura per ogni loro male.

Tremate Tremate! Le streghe son tornate!

Come riconoscerle dunque? Dalla loro assiduità e costanza sul lavoro, dal loro attaccamento a marito e a figli, dalla loro organizzazione nelle questioni giornaliere e...dalla loro dedizione ad un soggetto, in particolare, un' amica, una madre o una sorella più grande che nel loro io più profondo e sincero rappresenti la Jannara, la Santa Cordovan di Salem Town, la Grande Sorella che le guiderà ai Saba e che, nei loro sogni, le farà sollevare da terra per raggiungere estasi e distacco dalle cose.

Questa dimensione manterrà le streghe dedite alle cose, nonostante il carico di giornata.

Diversamente caos, barbarie e paura si diffonderebbero e i miti di Salem e Benevento diventerebbero triste realtà di oneste famiglie e milioni di persone.

La Strega Madre è un Angolo Occidentale e, per quanto la si possa invocare, rimane un po' nascosta in una grotta della nostra mente, non in parti del corpo. Vive tra Mondo e Antimondo, rimesta di continuo il calderone e preserva figli e figlie dalla noia e dalla clausura del costume imposto nel tempo dalle istituzioni secolari.


Hale Hale Hale

Questa notte un insolito coro dalle stanze più profonde dell'anima cantava...e danzavano creature dalle strane forme nel buio di un sonno profondo.

< Hále, Hále, Hále>

Poi ancora, altre frasi, non le capivo, ma le intendevo.

Ero là vicino, distesa, una cerca di entrarmi in possesso, ho un braccio tutto rigido come fosse gelato.

Sento un grido stridulo, poi qualcuno che mi scuote, infine, mi sveglio.

Accendo subito l'abajour, e domando : < Maestro mio che accade?>

Lui è ai piedi del mio letto :< È una rivolta, ma presto le metterò a tacere.

Vogliono essere, Vogliono fare, Vogliono ingoiare la luce dall'alba sino al tramonto e poi cantare e danzare.

Vogliono e basta!>

Reggo ancora questo cielo, mi sembra tanto ingiusto, poi ripeto tra me e me < però stai andando avanti, tu procedi nel tuo cammino, non lo aneli ma lo fai> quindi mi sveglio ancora e torno con i piedi nel mondo.

Raggiungo il bagno, faccio pipí. Poi mi guardo allo specchio mentre lavo le mani, ho l'occhio sinistro che mi fa l'occhiolino. È ancora Lei, quella strana creatura? Che non stia chiedendomi di ballare e danzare l'Hále Hále Hále?

Into London

La sonna turbolenta e inquieta delle ultime notti, mi ha spazzata via, facendomi approdare su di un isola, tutt' altro che fantasma e che ha nome Inghilterra.

L' ultima volta che mi trovavo in Inghilterra era ben 13 anni fa, navigavo in alta quota e mi trovavo spesso a Buckingham Palace a sorseggiare il thè delle 5 con la Regina Elisabetta.

Ma, dopo le maree turbolente che mi hanno sbattuta da un capo all'altro del mondo, ne avevo perso completamente memoria.

Devo dire che con la cerca Torrente Desiderio, l'esplorazione all'Inglese di Siggins e di Douglas e la visita al lord con la sua grande dimora, avevo subdorato nuovamente l'aroma inconfondibile della bevanda.

C'era stato il rilievo Thè Monster, che mi aveva poi veicolata fuori dal dominio del Mago George e del Torrente Desiderio.

Giungevamo, come sapete, nell'isola semi- abitata, di fronte al panorama meraviglioso di New Australia.

A questo punto andrà tutto da sé. I rilievi mi porteranno da considerazioni ecologiste su scala mondiale a considerazioni sociali sugli avanzamenti del progetto Workshop sino a considerazioni di natura tecnica sul corretto utilizzo domestico delle acque, o anche, sullo smaltimento delle acque reflue. Ricordate no, tutti i raccordi e i tubi reperiti? Quasi come se dal cielo arrivasse la licenza allo sviluppo di un vero e proprio impianto idrico ad ottimizzazione totale dell'indotto idrico.

Col Reliquiary avevamo poi una mappa simbolica di oggetti, fatti ed opere a sostegno del progetto e dei suoi motivi. Anzi, il Reliquiary stesso doveva rappresentare un inizio di qualcosa ( era nato anche un piccolo Reliquiary n 2 presso Marina del Marchese). Poi tra caldo, confusione e ammutinamento vari, questa capitana ha dovuto interrompere l'opera è, ad oggi, si ritrova con questo invito in mano...una cartina inter a ad un pacchetto di Rothmans con la segnalazione dei 5 quartieri storici di Londra: Brixton, Camden, Chelsea, Shoreditch, Soho.

Mi sento un po' come Harry Potter che parte per Howard. Tra l'altro sono a conoscenza della nuova pubblicazione della Rowling su Harry e l'origine delle arti magiche e molto felice della coincidenza.

Dunque, mi sento abbastanza pronta a navigare questa grande, meravigliosa città e apprezzarne i magici consigli e.... perché no? recuperare anche qui, preziosissimi tesoretti! Preparatevi tutti, indossate il vostro mantello nero e accompagnatemi Into London.

Good Luck, Annasilvia.

Into London- Prima Tappa

Da Suva Dominatore

Nel giro del mondo in 80 giorni, il mitico Phileas Fogg, fa una scommessa con i compagni del Reform Club, riuscire, con i mezzi moderni ( Treni e Piroscafi...siamo nel 1872), a fare il giro del mondo in soli 80 giorni.

Il mago George mi appare questa volta all'età di circa 7 anni, nella versione animata del famoso libro di Jules Verne, era Willie Fogg, un sir leoncino che, proprio come detta il testo compie le stesse gesta.

Da pochi giorni, come il nostro eroe sono partita e, come nell'occasione dell' incredibile viaggio, uso mezzi di fortuna. Questa volta è un aliante, una velocissima auto volante ma con una forma simile a quella di piccolo areoplano. Non ricordo da dove sono salpata, ma volando attraverso i cieli trafficati di una vivace cittadina, giungo in locale piuttosto ampio, anticamera della mia prima tappa dove incontro un ex- compagno di liceo che mi incoraggia con un abbraccio. Ci scusiamo a vicenda per come ci siamo comportati l'uno con l'altra. Attraverso come un corridoio luminoso ed ecco una nuova sala.

Dico sala perché ha proprio l'aria di essere una sala da ballo. Ci sono delle ragazze in maglia nera che vanno e vengono, ci vedo molto poco. Ad un certo punto, una di quelle mi prende per mano e mi ordina di sostituire il suo compagno al ballo. Mi ritrovo addosso un lungo vestito a sirena grigio e luccicante, con uno strascico notevole, cominciò a ballare in un'altra sala, più piccola della precedente e molto affollata.

Lei, seduta su un piccolo trono mi guarda e canta una canzone che io a stento riesco a balbettare.

Intanto mi muovo e continuo a danzare, ma c'è un altro sguardo malizioso che mi incrociò, quello di un'altra giovane, dalle fattezze simili alla reginetta che nuovamente mi afferra la mano, bloccandomi e dicendomi< la canzone parla di Suva, non capisci? E Suva è un dominatore>.

I miei sensi vacillano un poco, vedo sfocare le immagini, l'ultima è quella di una giovane donna di una 'ndrina locale, apparsa stamane sulla Gazzetta del Sud assieme ad altri 3 ragazzi, probabilmente della stessa famiglia.

Dopo il viaggio di quest' estate verso la conoscenza della tribù nei suoi tratti salienti, passo, per la prima volta in una Casa Locale. Non si fumano Calumet, non hanno luogo accoppiamenti di un Dio con la sua Venere Callipigia ma si parla chiaramente del Suva come di un Dominatore. Questa volta identifico una figura maschile, quella di un Boss mafioso, in vita durante, conteso e atteso, in una sala da ballo femminile, perché effettui o confermi una scelta importante, quella della sua compagna di ballo.

Niente male come partenza. Nella storia la ' ndrina locale è proprio trattata come tribù, con le sue tradizioni, le sue credenze, i suoi uomini di spicco e le sue regine. In modo particolare, come ho accennato in Calumet, la Regina è una Mamma, lo era nel passato, che accogliendo tutti i suoi figli nello stesso ventre che li aveva generati, ne determinava il destino e buona parte della personalità.

Dopo anni di navigazione in acque malverse, il cordone ombelicale sembra essere definitivamente reciso e nessuno pare aver seguito le stesse tracce. Rimangono però i fatti criminali, cesseranno solo con l'uomo e la sua esistenza. E, a quanto pare, rimane nella donna, ex Mamma ed ex Venere Callipigia, il desiderio inconscio di Suva, un uomo che possa dominare su tutto e tutti, il Dio Tribale di cui parlavamo.

Pare che in Calabria, nelle sue profondità, una Venere Callipigia attenda il suo Suva con ansia, ma di quello... non ci sia ombra.

Vi lascio amici con un interrogativo, quanto questo speculo d' amore riesce ad incidere sull'identità calabrese e quanto sulla sua " salute sociale"? È ancora possibile definire la ' Ndrina come una Tribù, una grande famiglia compatta o ne rimane solo un lato puramente affaristico e commerciale?

Un Saluto di Rispetto, Annasilvia.

La Mongolfiera di Mago George

Oggi la tappa a piedi della cerca Into London mi riporta ad uno dei primi appezzamenti delle mie ricerche extra- territoriali, il Caravan Land. Il Caravan Land è nel Progetto Workshop, il fazzoletto di terra dove dovrebbe svilupparsi un'attività ecosostenibile di ristorazione turistica senza struttura fissa ma appunto con Caravan e Carretti per la vendita e distribuzione di rosticceria, gelateria, graniteria, artigianato culinario e oggettistico. In seguito all'ennesima sonna in cui rivedo l'ultimo oggetto ritrovato ( il congegno interno di un apparecchio) come una piccola " bomba" nel luogo suddetto, decido di tornarci. Attenzione, per me rimane ancora il pezzo interno di un apparecchio musicale ma mi fido dell' auscultazione e ci ritorno.

Attraverso il cancello e seguo la stradina cementificata. Subito noto un porta-stoviglie da lavabo e lo metto da parte. Proseguo, arrivo nel CaravanLand ed è tutto come l'avevo lasciato. Lo scruto un attimo e comincio a fare i dovuti collegamenti...un cucchiaio nel porta- stoviglie, un manico alla sua scopa, il contenente della carriola nel suo scheletro di ferro e le sue ruote, placche in acciaio piccole con placche in acciaio grandi, infine arrivo al "pezzo forte", un enorme tubo in gomma e diversi attacchi per acqua e gas.

Poco lontano ecco dei silos in ferro, chiusi con i loro lucchetti ( il lucchetto ce l' abbiamo...l'avevamo trovato quest' estate con varie chiavi e anche diversi oggetti per l'aria compressa tra cui un tappo bianco(?)).

A questo punto ripenso a quanto scritto sul viaggio in Inghilterra, sul mago George e sul giro del mondo in 80 giorni. Ritorno un attimo sui miei passi...ed eccolo, un enorme sacco bianco per la raccolta del mais.

Sono emozionatissima, è il mio aerostato, il pallone della Mongolfiera che Mago George mi sta facendo costruire per il nostro viaggio in terra madre.

Lo ricongiungo al tubo in gomma e porto l' attacco del gas ai silos di metallo arrugginito.

È come se la mongolfiera si gonfiasse davanti ai miei occhi...ma un attimo...e il cestino?

Eccolo!!!sulla strada del ritorno, ho anche un cestino di metallo ( un po' in stile super mercato ma andrà bene). Ragazzi e Ragazze preparatevi alla partenza.

Vi lascio le immagini dei rilievi Into London. Se volete, potete anche osservare cosa combino sulla mia pagina Instagram @scumaceannasilvia.

Saluti Emozionati, Annasilvia.

Cooking!!!

Dal quartiere Soho sento suonare, insieme, nonostante tutto, i fratelli Gallagher...sulle note di Wonderwall e Don' t look back in anger, continuo la mia ricerca.

Londra però sembra ancora lontanuccia. La cerca comincia sempre dalla mia spiaggia e, quest'anno da " Pane e Pesci" e dal Reliquiary n 2. Gli oggetti comprendono anche una piccola zucca, simile ad un meloncino di pane ed un cetriolo che depongo in una cassettina di cartone ( come ho fatto nella vecchia cerca " Frutta") e lascio in un angolo per l'occorrenza. Camminando lungo il lido, il vento comincia ad essere forte e fastidioso.

Inizio i miei riti propiziatori, simile ad un rabdomante che cerca fonti di acqua dolce in cui dissetarsi, agito pezzi di legno sulla sabbia, cerco pietra e segni del passaggio ma ecco che, il Cielo, attraverso l'iracondo Poseidone, mi invia un salvagente con sterzo incorporato(@scumaceannasilvia). Stava navigando alla riva e andava a tutta velocità, era impazzito anche lo sterzo. Con uno scatto felino, lo acchiappo. E...mi dirigo al Reliquiary n 2, dove oltre ad un bracciolo, avevo recuperato anche un salvagente dell'Uomo Ragno.

Ovviamente non trovo più nulla, come per il Reliquiary originario, l'opera umana ha già spazzolato via tutto.

Comunque, mi avvicino per depositare nello stesso punto, ma prima, mi accorgo di avere qualcosa tra le stringhe delle scarpette, mi chino ed ecco comparire le mi adoratissime " Pipe Gelato Stocchi". Erano già vecchie ai miei tempi, ora sono antiquariato industriale. La pipa mi riporta al Calumet...neanche mi volto ed eccolo, li per terra ( due sezioni di tubo avorio incastonate l'una nell'altra).

A questo punto, capisco che il Calumet c' entra anche col fumo di Londra e con i suoi colori...( biglietto d' invito Rothmans)e c' entra con Siggins e c' entra con Norman Douglas e c' entra col nobile del mio sogno e con il Mago George. Li immagino tutti seduti davanti ad un camino con le loro pipe e il loro Wiscky on the rock. Ma torniamo a noi. Esco di nuovo, la settimana scorsa. Se avete osservato la sequenza su instagram, troverete sul finale una palla bianca in un catello bianco, trovato oltre i confini di New Australia.

Il tutto passando " da televisione in televisione" il collegamento logico mi fa giungere alla casa abbandonata di fronte al letto del " Torrente Desiderio", ed effettivamente c'è anche un letto abbandonato...sarà già Inghilterra? Bah! Eppure dopo il passaggio dei " vasi comunicanti", della cerniera e anche di un galleggiante, arrivo al cestino metallico ( tipo mongolfiera) in cui trovo il secondo bigliettino " I colori di Londra".

Insomma, alla fine, una serie di ragionamenti, tra cui una serie di camere d' aria, mi portano al catello e ad un altro canestro, che depongo nella stiva di una barchetta in stile SognareNavigare.

Oggi, quel catello mi ha riportata alla casa bianca e ad un nuovo ordine: " cooking" , diceva.

Volo alla cassettina bianca con le mie vettovaglie (le ricordo, zucca e cetriolo), recupero anche delle olive, un fico d' india, erbe marine e foglie di eucaliptus. Le sistemo in dei contenenti e vado via...torno a casa, ripassando dalla foce di Desiderio e sperando di non imbattermi, come all'andata, in un Guardiano delle Porte ( una lunghissima biscia nera, qui chiamata " u scurzune"). Per fortuna l'ho solo sfiorata...chissà che poteva succedere calpestandola.

Ma ora ho la certezza di essere vicina...ancora non proprio Into London.

Saluti Prelibati, Annasilvia.

Building!!!

Azione dell'ultima settimana. Ricordate le immagini instagram (@scumaceannasilvia) del tris soldatino con bomba, indiano mozzo e cavallo decapitato? Osservatele bene...non vi viene in mente un appezzamento che ha a che fare con bombe e carovane. A me è venuto in mente proprio quello, il Caravan Land, da dove siamo partiti in mongolfiera per il nostro " giro del mondo in 80 giorni" con Pheals Fogg.

Ci ritorno. Con grande gioia, osservo e saluto una puledrina cicciottella che gira nei suoi pressi, bellissima.

Dopo la gabbia di pappagallini in New Australia, è la sorpresa più grande.

Poi arrivo al Land, osservo un manubrio di bicicletta che collego direttamente con i copertoni da bici trovati in New Australia...ora abbiamo anche una biciclettina. Ma continuiamo. Oltrepasso il CL e mi dirigo verso la zona " Fiori Rossi", dove depongo un burro cacao integro in un vasetto verde da fiori. È il mio piccolo dono propiziatorio al cielo per una buona cerca.

A questo punto, comincio a trovare dei pezzi, apparentemente sconnessi tra loro, una cassetta di legno con traino( di una corda ad essa assicurata), la pompetta di una pistola ad acqua, ancora tubi e cerniere, accendini e infine lo stemma in plastica di una macchina da corsa.

Di cosa si può trattare se non dei pezzi di un auto ( carrozza/ carrozzeria, iniezione, l'accensione e stemma) completa di impianto stereo ( primo apparecchio con interno cassa trovato) e cd da suonare ( l'ultimo fotografato è quello arancione con su scritto " well", bene.

A questo punto, come ho fatto per la bici, devo solo comporli.

Devo solo capire che fare con quest' auto e dove andare. Così continuo...arrivo ad una grande pietra pomice, perfettamente forata, con la prima pietra a misura da deporre. Vi lascio le immagini dei singoli pezzi, completi del finale di un ombrellone ( ne avrò trovati una cinquantina).

La posiziono, mi volto ed ecco il mio premio reliquiary, un setaccio giallo e, più avanti un pesciolino blu.

Dunque è building l'azione svolta, la costruzione ( prima meccanica, poi edile).

Avrà a che fare con il progetto Workshop Land? Magari col progetto spa, trattandosi di una pietra pomice...

Saluti in azione, Annasilvia.

Il Cavaliere decollato: filosofia ecologica sull'energia che muove il mondo.

Prima di iniziare a descrivere le mie stranezze e divagazioni sul viaggio mentale, vorrei raccontarvi una storia, forse leggendaria, che narra Gualtiero Harrison nella sua opera " Scorribande Antropologiche".

Visse un tempo un cavaliere viaggiatore che si trovava ad attraversare il confine tra Svizzera, Austria e Germania, proprio in prossimità del grande lago di Costanza. Il cavaliere, impavido, cavalcava velocemente, al freddo e con un visus limitato a causa della notte e delle intemperie. Quando, da lontano, scorse la luce fioca di una lanterna. Si affrettò a raggiungerla, sentiva l'esigenza di fermarsi e chiedere ospitalità.

Man mano che si avvicinava, riuscí a distinguere, una piccola osteria in mezzo al nulla.

Giungendo a destinazione, legò il cavallo alle stalle ed entró. L'oste interdetto gli chiese chi fosse e da dove venisse. Il Cavaliere si presentò e gli indicò il sud- est. < Signore, gli rispose l'oste, avete appena attraversato il lago di Costanza a cavallo per quant' è la lunghezza> ( circa 63 km). Ma il valoroso cavaliere, resosi conto della sua impresa e del pericolo corso, muore lì a terra, stecchito.

Il numero di pagina del libro di Harrison mi è stato indicato dai segni nell'ultima cerca, dove, oltre ad alcuni altri oggetti, ho trovato, un cavaliere decollato e un vecchio portachiavi in gomma a forma di colonnetta di benzina. Ma che vuol dire?

Harrison parlava di una sua tesi antropologica secondo cui Territorio e Spazio Culturale si distinguerebbero in noi, relativamente alla provenienza o all'appartenenza, a determinati gruppi o società sparse nel mondo.

In sostanza, il contraddittorio tra società a tradizione orale e società urbanizzata, diviene quasi un paradosso, parlando di percezioni del mondo fisico, sostrato di uno spazio culturale, che ognuno riconosce in base alla stanzialità o, disconosce, insediandosi come straniero.

Questa tesi mi affascina e, giorno dopo giorno, cerco di sperimentarla nella mia cerca.

Insomma...ho parlato di vecchie culture come quella indiana esercitando un paragone con quella calabrese, basandomi su elementi simbolici come la Dea Fertile, il Bosco, il Calumet della pace e tanto altro ma, avvicinandomi ad una cultura nordica, non pensavo di ritrovare gli stessi segni o, perlomeno, comparazioni come quella tra il Calumet e la Pipa, che spesso interviene nel percorso.

Ora...con i segni connessi alle azioni, mi sto rendendo conto quanto i gesti eseguiti dall'essere umano siano differenti solo nella forma ma, in sostanza, provengano tutti da esigenze primarie...il mangiare ( dunque cucinare, cooking), il vestire ( dressing) e il ripararsi dalle intemperie ( dunque costruire, building).

Il Cavaliere decollato, associato alla benzina, è un passaggio alla modernità e al bisogno di rifornire l'auto di carburante presso una stazione di servizio, un'esigenza moderna connessa però sempre allo spostamento da un punto all'altro dello spazio, del Territorio. Spostandoci in uno spazio culturale, invece, abbiamo bisogno esclusivamente di comprendere, pertanto di nutrirsi adeguatamente e riflettere su certe tematiche.

Questa volta sento di aver compreso che, i temi toccati in altre cerche, vengono approfonditi e dipanati.

Se questo stesso principio, venisse compreso a fondo, gli spostamenti fisici attraverso l'ausilio dei mezzi, verrebbe ridotto drasticamente, dando al pianeta un grossissimo sospiro di sollievo.

Non è lo spazio fisico che dobbiamo percorrere, ormai non serve più, tranne in casi estremi, in cui il nostro corpo o mente debbano trovarsi in loco, bensì, è necessario percorrere, lo spazio culturale, anche qui, con estrema cautela. Potremmo, anche così, paventare pericoli e vivere avventure, proprio come il Cavaliere di Costanza.

Quindi, usciamo anche dalla concezione che gli inglesi siano tutti dei nobili o tutti degli snob, usciamo dalla concezione che siano dei barbari colonialisti, per quanto incalliti viaggiatori ( e neanche tutti insomma), abbandoniamo anche l'idea che i reali non siano anche loro esseri umani e che tutti abbiano la voglia o il tempo di bere un thè alle 5 ( e perché proprio alle 5 poi...mah) ed entriamo nella vera Inghilterra, un Inghilterra che inquina da circa due secoli, cavalcando la rivoluzione industriale e l'energia sporca ( il carbone) e che non ha troppo recepito quella pulita, l' Inghilterra a cui piacciono gli scandaletti a tutti i costi e i trigliceridi anche nel Thè delle 5.

Avete capito perché il fumo di Londra? Perché, per ora, tra i "Colori di Londra", c' è solo il grigio del fumo!

(Grigio Londra, si chiama proprio così) ed è connesso, più che ad un fumo di pipa, al fumo delle esalazioni e delle polveri sottili. Tram, metropolitane, automobili, treni, battelli, aerei ecc. Da dove la prenderanno tutta questa energia? In fin dei conti è solo un isola e, che io ne sappia, senza troppe fonti energetiche.

Il Cavaliere di Costanza ha percorso 63 km sul ghiaccio, senza rendersi conto di cavalcare sul lago.

Oggi la sua automobile è inseguita dalle slavine, si salvi chi può!!!

So bene che non si tratta solo di questo. La mia visita nel loro spazio culturale va ben oltre, ma sapere che, anche loro, nonostante la Brexit, stiano decidendo per il meglio sulle politiche energetiche, mi farebbe piacere. Il loro cielo è grigio e piange continuamente. Into London è difficile perfino guardarsi negli occhi.

Saluti in grigio, Annasilvia.

To croquet

Ultima missione ricevuta, cercare di giocare una buona partita di Croquet, gioco di origine italiana (la pallamaglia)che trova la sua "definitiva consacrazione" in Inghilterra nel 1800, in cui è necessario far passare delle bocce utilizzando una mazza, attraverso degli archetti posizionati a definire un percorso.

Dopo aver trovato sia la palline (le famose boccine colorate) sia gli archetti e la mazzettina ( piccolini anch'essi) che dei picchetti finali di svariati colori, mi rendo conto di essere proprio una mini- giocatrice...

simile ad un topolino di campagna che cerca di inquadrare un obiettivo preciso all'interno di un percorso articolato.

Ma che riguarderà questo percorso..?il mio pensiero vola subito al Workshop Land e, alla possibilità remota, di sviluppare progetti eco-sostenibili per la riqualificazione del mio quartiere.

Certo, riconducendo le Cerche ad un unico obiettivo finale, mi viene solo questo in mente ma, laddove si parli di conoscenza ed interpretazione, il mare è sconfinato e l'ermeneutica è il nostro sterzo... il famoso viaggio filosofico nella cultura e nell'esperienza.

Che Into London, sia un archetto, così com'è stato per New Australia e che alla fine dei percorsi non vi sia un picchetto, un obiettivo finale appunto che mi porti a valutare sostanziali possibilità di sviluppo, nate, cresciute e sviluppate nell'idea, nello spazio culturale del mio Territorio.

Non mancherò di tenervi aggiornati e di dare anche a voi spunti di riflessione su "dove condurre" la vostra esistenza.

Saluti sportivi, Annasilvia.

Ice cream and Chicken, pietanze itineranti.

All' alba della settimana, la marea mi ha fatto dono di diversi oggetti tra cui una meravigliosa bottiglia di brandy. Into London procede sulla via del buon gusto, ho pensato, quello alcolico. Ma il brandy, bottiglia classica della distilleria inglese, è adatto anche ad una miriade di pietanze, tra cui la splendida zuppa inglese.

A parte questa, l'oggetto che di sicuro, mi ha fatto più riflettere è il quadro ( olio su tela), trovato sullo sterrato che va verso il vecchio anfiteatro fantasma, di un villaggio di pescatori in cui viene dipinta una piccola comunità in un porticciolo di un'insenatura sul mare, dove una barchetta di pescatori rientra in porto. La cosa più curiosa è che gli uomini abbiano tutti un sorriso beffardo ed un cappelletto di paglia a protezione di un sole decisamente coperto, quasi assente.

Inizialmente mi sono soffermata ancora su Gualtiero e sulle sue teorie, tipo quella del < Quadro Territoriale> e dello spazio culturale che vi sosta. Pensavo di soffermarmici fino quando, un osservatore improprio, mio marito, non mi ha suggerito che il quadro < non era inquadrato> , era cioè privo di cornice.

La cosa ha sviluppato in me un forte dubbio sul significante...cosí ho continuato a pensare alle barchette poste sul lido, alle latte di resina intorno e all'attività della pesca in sé.

Devo dire che la marea restituisce tanto in termini di plastica finché ci si accorge che, le osservazioni naturalistiche, sono forse la cosa più potente e di maggior valenza. Camminavo lungo il lido, mentre l'onda continuava, con la sua schiuma vaporosa, a depositarsi sui mucchietti di alghe sparsi.

Mi piaceva toccarla e sentirne la consistenza, osservare la meravigliosa agitazione del mare, respirare la salsedine umida di sale, ma...come l' ape che nell'assoluta tranquillità della natura, disturba il tuo sonno, qualcosa alla mia vista rimaneva spiacevole e fastidiosa, l'olio scuro dei motori delle imbarcazioni depositato sulla battigia o più internamente. Questo mi ha fatta tornare alla tesi sull'energia che muove il mondo e al cavaliere decollato che, ad oggi cavalca, su di un mega jatch, l'onda più alta, cercando emozioni sempre diverse. Tutto questo mentre il mare soffoca sotto i suoi...diciamo così...< scarti>.

Maledetto Cavaliere...comincia a starmi sulle palle!!!

Nel Workshop pensavo anche ad un porticciolo di pescatori, mi verrebbe da scartarlo.

Comunque la ripercorrenza ( dove intendo, quel ciclo vitale che ci riporta, prima o poi, dopo lunghi giri, al punto di partenza), mi riporta al Cooking con un meraviglioso chicken di gomma, che deposito nel vecchio pentolone, trovato allo sterrato (@scumaceannasilvia), al Building con i diversi pezzi di lego e attrezzi da lavoro comprensivi di caschetto di sicurezza e, infine, al Dressing rappresentato proprio dalle matasse di alghe, simili a gomitoli, depositati sul lido. Infine, un altro fatto, abbastanza strano... delle persone.

Un pescatore (amatoriale) del villaggio con sua moglie. La socialità quando arriva può portare novità incredibili. In realtà, si parlava del tempo, del mare, delle reciproche relazioni parentali, anche incrociate, avendo la coppia di emigrati, origini calabresi. Ma l'informazione che più di tutte mi serviva è arrivata, mio nonno che ha svolto, presso il comune di Marcedusa, il servizio idraulico, veniva chiamato < Cicciu 'u funtaneri>, Francesco il fontaniere. La mia mente ha aperto nuovamente le frontiere di New Australia e con quelle il mondo dei fontanini, dei raccordi idrici e delle condotte.

E se ogni azione considerata fosse propria di chi, con diligenza, la compie tutti i giorni...?dei maestri del lavoro...dei mestieranti, vecchi e nuovi, quindi idraulici, muratori, elettricisti, caldaisti, commercianti, panettieri, cuochi, sarti e pescatori e tanti tanti altri.

Allora ogni Cerca mi indica questi mestieri e questi mestieranti e mi riporta al cuore del Workshop, al suo significato più profondo, strettamente legato alle tradizioni e al suo simbolismo.

E se in New Australia avessi realizzato immaginificamente una spa (che richiama una meravigliosa isola), questa volta verrebbero fuori dei mezzi, un eco-camioncino che offre pietanze e servizi e un eco-barchetta, forse mossi da biocarburanti, speriamo...

Nel Cooking, dunque, pietanze sia fredde (tipo... l'ice cream) sia calde ( tipo...il chicken), nel Building servizi vari (muratori e manovali oltre che artigiani sapienti) e nel Dressing, ci ho provato anch'io, la sartoria

(lavoretti in tessuti completamente riciclati e/o naturali). Tutto ciò, renderebbe anche il più timido dei mercati, sapiente e appetibile.

Quindi che cavallo e cavallo stiamo a dire!!! Qua si parla di un timido ma potentissimo mezzo di trasporto, il mulo!!!Ed eccovi anche il mulo(in foto), vecchio compagno di ogni mestierante che si rispetti.

Ed è anche grigio London...alla prossima, Annasilvia.

Il Blu, il Bianco, il Rosso

I colori di Londra, sono o non sono i colori della sua bandiera? Quella Inglese.

Ora mi direte che è scontato, che ci avevate già pensato, ma per me non è stato così anche se questi colori sono stati, decisamente, quelli che ho incontrato di più nella mia cerca.

Il Blu, colore delle divise da lavoro, sia i doppio petti sia le tute da operaio specializzato, il colore notturno del Tower bridge, il colore della Piccadilly Line della metro (Dressing).

Il Bianco, colore delle sue meravigliose villette in stile (lo stile inglese appunto), la Keats House fa storia (Building).

Il rosso, il colore delle mitiche cabine telefoniche, degli autobus a doppio piano e dalle mie parti ce n'è anche uno che pubblicizza un pub...il mitico English Pub ( Cooking...più molto molto Drinking).

Come ci sarò arrivata, considerato che le cose scontate non fanno decisamente per me...?

Continuavo a riflettere su quel quadro di cui vi ho parlato, il villaggio di pescatori.

Poi ho avuto un flash, in casa mia esiste un quadro così, stesso stile, stesso tema e, poco più in là, appeso da una vita a quel pilastro, un meraviglioso pettirosso, il Robin.

Lo stesso Robin è stato il tema del biglietto augurale natalizio inviato l'anno scorso ai nostri cari amici londinesi in risposta ai numerosi biglietti augurali, inviati a noi, in diversi anni precedenti.

Attualmente Enza è anche una bravissima pittrice, ho visualizzato i suoi lavori in rete... l'uso che fa dei Colori di Londra, ma anche di tutti gli altri, è strepitoso. Ciao Enza e Robert, David e Sofie, vi vogliamo bene!!!

Allerta, allerta siamo arrivati al 5* colore.

Grigio, Blu, Bianco, Rosso...in effetti, se i quartieri nell'incarto Rothmans sono 5, perché i colori dovrebbero essere di meno o di più. Però un attimo, avevamo preso in esame anche il marrone, il Brown, ricordate?

Il colore delle case del quartiere Soho, sede della dimora Gallagher e simbolo di una Londra modesta, operaia che naviga in acque decisamente più scure di quelle del Piccadilly.

Tutti i rilievi inoltre mi hanno portata ad interpretare l'automobile più che il cavallo (che funge da motore) come una carrozza a motore, carrozza che ha colore nero. Dunque è più probabile avere come 5* colore il Nero Londra ( carrozze, cappelli, mantelli, bombette, ombrelli e tutto quanto ne abbia fatto la storia).

Ricapitoliamo: Grigio, Blu, Bianco, Rosso e, infine, Nero.

Cari amici ci siamo arrivati, ecco Londra, ecco i suoi Colori ed eccone i volti più cari. Natale è prossimo...ci vorrà un altro splendido pettirosso robin come immagine ben augurale per tutti i Londinesi, pro o contro Brexit.

Saluti da Robin, Annasilvia.


I Misteri di Salamanca

Questa lettura comparata di Aldebaran dei New Trolls e Aldebaran dell' esimio poeta Miguel de Unamuno,

ci aiuterà a comprendere come realtà molto differenti, nel tempo e nello spazio, possano essere fini al medesimo scopo, descrivere il profondo desiderio umano di esplorare l'ignoto e trovare le verità universali sulla nostra esistenza. Miguel de Unamuno sarà il nostro faro guida in questa ricerca. Egli oltre che letterato e filosofo, fu rettore dell'Università di Salamanca, in Spagna e uomo politico appassionato, socialista aperto e progressista. Ispiratore, a quanto pare, anche di gruppi musicali moderni.

Entriamo dunque insieme nei Misteri di Salamanca, misteri universali

Sulla fronte di Dio rubino acceso,

Aldebaran,

pertugio di mistero,

perla di luce in sangue,

quanti giorni hai veduto tu la terra,

grumo di polvere,

rotare negli spazi?

"la mia religione è cercare la verità nella vita e la vita nella verità [...]; la mia religione è un lottare incessante con il mistero".

Ricordate, l'esplorazione al vecchio cimitero degli infanti di Cropani.

Avevamo sviluppato l'idea dei Villaggi di Transizione verso il litorale, quando gli autoctoni rifiutavano l'idea del mare e della navigazione e davano una sguardo alla costa, sdraiati comodamente sulle colline, sentendosi forti degli insediamenti delle truppe romane alle loro spalle.

E la leggenda della pecora Arabella e del suo pastore Victorius?

Bene, facciamo focus proprio su di lui...questo Victorius andava per colline, di sicuro. Ma come facevano lui è gli abitanti di Cropani Summarino a raggiungere i villaggi limitrofi e il litorale?

Secondo l'idea della " transizione" dell'autoctono, sia nel tempo che nello spazio, tutto, per lui è avvenuto con la massima prudenza e gradualità.

Quando e se si spostava, con famiglia, bestie e carri, lo faceva sempre seguendo percorsi ben precisi e tracciati da centinaia di anni di percorrenza di carrettiere locali. Quella che oggi è la statale 106 jonica, prototipo di moderna mulattiera e oggetto di decennali scontri politici tra i locali, un tempo era la Via Phoeudatarii atque Hominibus, la più antica definizione che gli Archivi Storici di Crotone danno delle vie collinari e premarittime che da Catanzaro portavano al litorale e dunque a Kroton.

Mentalmente e, del tutto ipoteticamente, viaggiando ( e navigando) il territorio, ho tracciato una piccola mappa che da Catanzaro e Bellocastro, scendeva dritta a Cropani Summarina proseguendo a sinistra verso la Contrada Cala- bricata e a destra verso Difesa, Botro, Magliacane, Votapozzo, gabella di Cutro, Campolongo e giù verso il villaggio Cannella, da lì si proseguiva per Kroton ( Cutrogni o Crotogno come dicevano i locali).

A Cannella, probabilmente, c' era un piccolo mercato del pesce che, assieme alla carne ovina e ai formaggi, costituivano l'essenza dell'alimentazione dei Medio- Bretii.

Bene, ci siamo, l'identità del campanile prende forma! E ci trasporta in un mondo un po' rude ma di estrema rilevanza storica che mi propongo di indagare fino in fondo.

Saluti Affettuosi, Annasilvia.

Armando versus Basilio

Armando, facoltoso torero di Ibiza, si esibiva ogni anno alla tradizionale competizione della Corrida.

Egli era uomo valorosissimo, non temeva bestia prepotente né uomo né essere vivente esistente in terra.

Ogni giorno Armando si esercitava con il vecchio toro della sua tenuta in campagna, dove sarti appassionati collezionavano per lui i migliori costumi da Corrida mai esistiti e dove possedeva ettari di vitigni autoctoni a perdita d'occhio che offrivano alla Spagna ogni giorno vino e grappa di qualità.

Il vecchio toro, Basilio, giaceva inerte ed ansimante accanto la staccionata del piccolo rodeo, dove avvenivano le simulazioni di torneo. Sapeva che il padrone sarebbe tornato presto dalla città e lo avrebbe messo a dura prova. Lo avvertiamo le sue vecchie corna che di lì a poco sarebbe divenuto l'oggetto delle sue brame, della sua violenta ambizione, delle moine delle ragazzine che portava con sé come finta clap,

Basilio era vecchio, era stanco di queste attenzioni ed era, quel giorno in particolare, parecchio alterato per il caldo, la sete e le mosche... le sue zampe non le riuscivano mai a tirarle via dalle narici calde ed umide.

Ed eccolo arrivare baldanzoso. Quel giorno con lui c' era Isabella, la ragazza che Basilio riconosceva per i suo odore intenso di cipria e profumo di fiori. Quando la vedeva si sollevava sempre per guardarla ma con la coda dell'occhio osservava Armando prendere le sue freccette e girargli attorno mentre con astuta cattiveria cercava di evitare i suoi occhi e trovare i punti precisi da colpire prima di entrare nell'arena.

Ormai non faceva quasi più caso a quelle puntine tanto fastidiose che gli bucherellavano addome e dorso, erano punti vitali si...ma non arrivavano che a pochi centimetri dalla sua vecchia crosta.

< e dov" è nascosto oggi il tuo mantello dagli orli d' orati?> avrebbe voluto dirgli se avesse avuto lui una favella per poter parlare in sua difesa.

Mentre lo bucherellava, lui rimaneva piantato lì, fermo, guardava Isabella, avrebbe voluto che fosse la sua padrona. E proprio per diventare anche lui più bello ai suoi occhioni tinti, decise di voltarsi verso la mosca più fastidiosa, il padrone, e colpire il suo volto con la corna più lunga.

Isabella cadde svenuta per lo spavento in un sonno profondo, profondo e tormentato.

Era buio, lei attraversava il piccolo rodeo per visitare Basilio ma da lontano osservava un fatto strano: una fila di auto proprio dietro il mezzo che trasportava le bestie. Armando aveva sdraiato Basilio a pancia in sù proprio su quello e lo torturava con assurdi strazi mentre le auto suonavano per non far udire lo strazio di Basilio, quasi in fin di vita. Con una corsa a perdifiato Isabella raggiunse Armando e lo pregò di dar tregua a quel vecchio toro, straziato dal dolore ed ignorante del perché la sola esistenza dovesse gravargli tanto.

Armando la guardò con cattiveria < sono stanco dei piagnistei di chi si ciba delle sue carni e gode delle sue sofferenze> , a quel punto, dietro di lui, il vecchio toro scomparve, rimase della bestia solo il fegato, corroso da dolore e rabbia.

Isabella si svegliò in preda al panico, molto sudata, era tra le sue braccia all'ombra dell'ulivo secolare.

Basilio, invece, giaceva morto nel piccolo rodeo.

Quel giorno anche la sua carriera era terminata, a causa di caldo, di sete, di mosche.

Paella e Convivio Templare

Digitando su Google "cucina ed erotismo" vengono fuori gli articoli più svariati.

Ingredienti particolari, ammiccamenti, utilizzo di pozioni d' amore e principali posizioni assunte dagli italiani in cucina...durante la degustazione di pietanze piccanti.

Sarà vero che un avocado con una spruzzatina di limone e del curry, riducano una coppia, anche giovane e ben vestita a contorcersi sull'isola di una cucina moderna? o anche dei crostacei? O qualsiasi altra cosa stessero mangiando quei ragazzi in fotografia? Diverse percentuali di studiosi attribuiscono più che al cibo, allo stare insieme in cucina, diverse affinità emotive e sessuali delle giovani coppie .

Per quanto anche l' ultima affermazione appaia forzata, ho indagato, e, approfittando della vicinanza del San Valentino, ho reperito informazioni molto particolari su come presentare delle portate, come renderle seducenti e gentili e come possano essere, pertanto, motivo di seduzione ed esperienze appaganti.

Tra i principali studiosi del caso, il filosofo, scrittore nonché gastronomo Manuel Vazquez Montalbán, noto e stimato anche tra gli scrittori italiani tra cui Leonardo Sciascia e il maestro Andrea Camilleri che a lui intitolò il cognome del suo personaggio più noto, il commissario Montalbano.

Montalbán, tra le sue innumerevoli opere, vanta un piccolo trattato gastronomico, le Ricette Immorali, edito nel 1981, che narra vicissitudini amorose e flirt in virtù di pietanze loro associate, elaborando con maestria la teoria che la presentazione del piatto riesca a fornire un'interpretazione completa del desiderio sessuale proprio e del partner. A creare questo mondo, una caliente avanguardia, non poteva che esser stato uno spagnolo e di sicuro...non un tipo qualsiasi.

Mi ricordo a questo punto di avere, a mia volta, trattato il tema, e scovo, tra gli altri, un manualetto di cucina spagnola (e indiana)di Anne Wilson da cui avevo tratto ottimi spunti per le cenette a lume di candela nel periodo del mio fidanzamento.

Tra questi la mitica Paella, tra quelli più sostanziosi e speziati (di curcuma soprattutto) esistenti nella cucina europea. E tra le altre caratteristiche comuni a questo piatto con altri delle nostre tradizioni, il suo servizio:

pentolaccia gigante al centro della tavola e vari mestoli in legno con cui attingervi tutt' intorno.

La tradizione è simile anche in Ungheria dove il goulasch campeggia al centro dell' asztal o in una mega spaghettata all' italiana nello stile di Miseria e Nobiltà. Il Mega-piatto al centro della tavola, probabilmente derivato dalla tradizione povera delle singole civiltà ( non dimentichiamo anche quella africana e altre, nello stile tribale e ancestrale che le contraddistingue), ci lascia supporre che ogni altra tradizione culinaria stia alla base della portata moderna e ne costituisca il famoso " legame al territorio".

Da qui, l'utilizzo di spezie e radici nella cucina spagnola o altri ingredienti tropicali, importati dalle colonie latino-americane, o anche, frutto del commercio con mercanti arabi e nord- africani.

Chiodi di garofano, pepe e noce moscata, la Rotta delle spezie dell'esploratore portoghese Vasco de Gama, ruppe poi la necessità di un'intermediazione con arabi e persiani, rendendo la penisola iberica molto forte dal punto di vista commerciale.

Vasco, capitano di ventura e persecutore di pellegrini indiani e musulmani, fu insignito Cavaliere dell'Ordine del Cristo. La massoneria, tentacolo dell'Ordine Templare di Gerusalemme, ebbe sede presso il Castello di Tomar, architettonicamente simile a Salamanca e frutto di contaminazioni stilistiche provenienti dal regno di Castiglia giungendo al periodo rinascimentale. Le contaminazioni architettoniche di natura religioso-templare sono accompagnate da un'ingente patrimonio storico e culturale, tra cui la nota Regola Primitiva del soldato templare del 1129, nella quale si trova il seguente passo :

XVI La colazione sia secondo il parere del maestro

<Quando il sole abbandona la regione orientale e discende nel sonno, udito il segnale, come è consuetudine di quella regione, è necessario che tutti voi vi rechiate a Compieta, ma prima desideriamo che assumiate un convivio generale. Questo convivio poniamo nella disposizione e nella discrezione del maestro, perché quando voglia sia composto di acqua; quando con benevolenza comanderà, di vino opportunamente diluito. Questo non è necessario che conduca a grande sazietà o avvenga nel lusso, ma si parco; infatti vediamo apostatare anche i sapienti>.

In alcuni passi la Regola fa anche riferimento al pasto condiviso tra i commilitoni protettori di pellegrini verso la Terra Santa e spesso ricorre, nella mia immaginazione, un'unica grande pentolaccia da cui i templari attingevano minestra e legumi, recuperando così il valore cristiano dell'ultima cena, proiettato, con spirito ora monastico ora militaresco, sulle truppe del Cristo.

L'atto del riunirsi nel desinare è esso stesso atto ancestrale, che richiama fuoco, storie, canti e balli.

Tale è lo spirito della pentolaccia di paella alla spagnola, dove spirito cavalleresco e spirito cristiano di condivisione si fondono in un'alcova sapiente e antica di sapori,e dove, un folto gruppo di amici, può ritrovare il gusto profondo e spartano della convivialità.

L' esplorazione di Campolongo e di uno dei suoi borghi diroccati ( lo trovate nella sez. Villaggi Pastorali di Transizione) mi hanno riportato alla memoria l'importanza dei primi insediamenti autoctoni in Calabria. Tutto ciò avveniva qualche tempo prima che Saraceni e Turchi facessero incursione nella nostra terra ( era circa l'VIII sec dc).

Ma in alcuni casi avvenne quasi contemporaneamente. Cioè gli insediamenti borgali nacquero proprio a causa delle loro incursioni. Stamane sognavo un bivio nel quale leggevo in chiaro, l'indicazione del paese di Rogliano.

La storia di Rogliano è fitta di storia e di leggende, ma ciò che subito ha attratto la mia attenzione è stata la fondazione che, dopo una presunta dominazione cosentina che lo vedeva come " Casali", acquistò autonomia in seguito alla fuga in collina o poco più su, proprio a causa dei Saraceni, costituendo un primigenio agglomerato urbano, denominato Borgo delle 12 chiese ( per le prefetture in cui era diviso). Rublanum, così chiamato per la sua terra rossa e per questi sedimenti marmorei con venature rosse, ritrovati dagli enotri che vi edificarono templi pagani, mi rimanda, ancora una volta alla Penisola Iberica, poiché, nello stesso periodo, i Mori sconfinarono in Andalusia.

Ma riprendiamo, per un momento, il discorso sul nostro percorso iberico.

Pochi giorni fa, la meravigliosa architettura della Sacrada Familia, attirava la mia attenzione. Leggevo le vicende che interessarono uno dei suoi architetti, il più importante di sicuro, Antoni Gaudí.

Dopo un percorso esistenziale piuttosto duro, Francisco del Villar I Lozano architetto della prima Sagrada, la "basilica dell'espiazione", lo prese come tirocinante .

In poco tempo il progetto divenne colossale e dal 1883, dura fino ad oggi e dovrebbe continuare sino al 2026. Gaudí, invece, morì nel 1926, travolto da un tram mentre andava a pregare alla chiesa di San Filippo Neri, alla fine di una dura giornata lavorativa.

Ascoltiamo insieme Gaudí di Alan Parsons Project:

Negli ultimi tempi non c'è stato nessuno alla stregua di Antoni Gaudì. Ha iniziato una nuova cattedrale, a Barcellona, chiamata "La Sagrada familia" o "Sacra famiglia"... La cosa triste è che avrebbero potuto provare a terminarla ma non credo che lo faranno.

Chissà dove ci porterà il nostro cammino

soltanto uno sciocco potrebbe dirlo

chissà se ci incontreremo lungo il cammino

seguendo la stella più luminosa, coraggiosi più che mai

che cosa troveremo una volta arrivati?

Preghiamo la Sagrada Familia, la tempesta presto finirà

Sagrada Familia per il leone e l'agnello

...Sotto l'azzurro dei cieli le nostre voci

si innalzano in canti di gloria

e per tutti questi anni i nostri occhi

e le nostre orecchie erano piene di lacrime

Sagrada Familia la guerra è vinta

la battaglia è finita

Sagrada Familia per il leone e l'agnello

Sagrada Familia ringraziamo il Signore, il pericolo è finito

Sagrada Familia osserva la mano potente

Sagrada Familia la notte è andata via

l'attesa è finita

Sagrada Familia, c'è pace ovunque sulla terra

Fino alla prossima volta

fino alla prossima volta

Sagrada Familia".

Il testo confonde presente e futuro, sciogliendoli in un unico lungo attimo.

Il tema della " fine del mondo", profetizzato nell'apolicalisse di San Giovanni, viene qui trasformato in una contrapposizione netta tra Bene e Male, il Leone e l'Agnello e la Sacrada ( la basilica dell'Espiazione) diviene simbolo e punto di riferimento di questo terribile giorno.

Ed è proprio nell'Apocalisse che diventano punto di riferimento fondamentale nella tormenta universale, le sette chiese ( collocate in Asia) ed è nella visione di Giovanni che il Signore rivela la sua potenza attraverso l'Istituzione Secolare Ecclesiastica :< ...scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo. Questo è il senso recondito delle Sette Stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d' oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese e le sette lampade sono le sette chiese>. Ed è l' Agnello, trasfigurato in mostro, ad afferrare il rotolo chiuso dai famosi " Sette Sigilli" dalla destra del Padre e ad averne " lode, onore, gloria e potenza". Quindi la prevalenza del Bene sul Male attraverso una visione ambigua dello Spirito di Verità, il nostro Spirito Paraclito.

Arriviamo al dunque, identificando simbolicamente le stelle con gli angeli e gli angeli con le chiese e le chiese con le lampade ( o anche i candelabri, oggetto simbolo di spiritualità), per la proprietà transitiva, lampade e stelle si identificano e, successivamente, chiese con le stelle.

Che Aldebaran sia una chiesa?o meglio, vi corrisponda.

Che la rossa Sirio, posta sulla fronte dell'Altissimo in Unamuno, non rappresenti il cuore pulsante della spiritualità?

Sono solo poesie e canzonette, ma da dove verranno mai fuori?

Ora, per quanto Rublanum mi incuriosisca, con il Borgo delle ben 12 Chiese, e con i suoi marmi rosseggianti...mi sentirei più che altro, di avvicinarmi, attraverso le incursioni More, all'Andalusia, ancora una volta, alla rosseggiante regione Spagnola e collocarvi idealmente Rogliano con tutta la sua borgada ( o le sue "rughe").

"Allarme, allarme, li campani sonanu, li Turchi su arrivati alla marina...quanti senti tre culpi e gran cascia, pijia u pani e mintalu alla cascia...".

Così stornellavano al paese mio d' origine, Marcedusa. Anche qui, come a Rogliano, gli autoctoni se la videro brutta brutta...una piccola fine del mondo...

Alla Prossima, Annasilvia.

Lo sgretolarsi del colosso dai piedi d' argilla, il Sacro Romano Impero, l'evoluzione verso l'Impero Orientale Bizantino e, al contempo, le invasioni barbariche delle popolazioni nordiche, ci portano dritte verso Costantinopoli ( l'attuale Istanbul) e verso lo scisma del 1054 dc che definirà, oltre che due religioni, due culture nettamente diverse, quella cristiana e quella ottomana.

La contaminazione bizantina fu, probabilmente, il meeting pot più pazzo della storia dell'umanità.

Immaginate due grandi schieramenti (anche se ufficialmente non si definirono mai come tali).

Da un lato il Costantinopoli, con Turchia, Italia, Siria, Giordania, Egitto, Grecia e una parte di Arabia,

dall' altra il Saint Germain , una vera e propria confederazione barbara alla quale ( e qua viene il bello, originariamente, si accompagnava la Gallia, attuale Francia).

Il contrasto era solo sopito, tra il IV e il V sec. dc.

Poteva esplodere in Italia, ma già c' erano state visite inaspettate e incursioni, e, proprio da queste, gli albori di Bisanzio.

Magari la Grecia, a metà strada tra i due...ma Corinto, fortilizio bizantino avrebbe avuto ed ebbe ( con i Franchi) la meglio. Invece, un evento atteso, l'avanzata di Maometto a Yathrib, nel 620, durante le giornate di Buath, affermó l'Islam come religione imperante, destinata a risalire sino a Costantinopoli e ad andare oltre. Teatro di questa prima fusione fu appunto Yathrib, poi chiamata Madīnat al-Nabī, Medina(città del Profeta) sede della prima Umma ( comunità musulmana) in cui però navigavano israeliti, cristiani- bizantini e musulmani.

Dunque rieccoci in Spagna, l'ambita Penisola Iberica ed ecco esplodere la contesa tra il Costantinopoli (sotto l'influenza araba)e il Saint Germain e, in tutto questo, gli Ottomani (Turchi e Mori) si prestarono al gioco, divenendo pirati mercenari dei fratelli arabi.

Inizió la Reconquista Spagnola (dopo quella Romana terminata nello scontro contro i visigoti) che ebbe come risultato la creazione di un vero e proprio califfato.

Gli arabi imposero l'islam nelle loro colonie, relegando i cristiani in province staccate sotto i domini iberici e franchi dei confederati germanici (culto romano- visigoto) e, in Calabria e Sicilia mandarono Turchi e Mori in avanscoperta dal califfato di Al Andalus (attuale Andalusia) e, in particolare, dallo scalo Medina-Sidonia, dove una seconda contaminazione era già avvenuta

(quella degli iberici, dei Galli e dei nord-europei germanici con arabi e turcopoli).

Ed è proprio da Medina-Sidonia che qualcosa di Rublanum (Rosseggiante) giunse sino a noi o, da noi, si dipartí.

Medina- Sidonia insieme con Granada, Saragozza, Cordova,... Salamanca e altre furono assediate o fondate dagli arabi.

Simpatica combinazione: anche nello Stato di Castilla-Leon vi sono 12 cattedrali ( come le 12 chiese di Rogliano). Il nostro Rubino Rosso, il Rubino Rosso di Aldebaran è si iberico! Ma anche Arabo! Ed è Calabrese...forse proveniente da una delle sue cave più rare e preziose, prelevato da un Pirata Moro di Medina-Sidonia e portato dall' Al Andalus sino a Salamanca in Castilla-Léon.

E se fosse una metafora...gli Arabi erano ottimi Matematici e Astronomi, non scordiamolo!!!

Saluti Arabi, Annasilvia.

Nell'Apocalisse di Giovanni, l'apertura dei sette sigilli da parte dell'Agnello, rappresenta la metafora e la predizione di ciò che nessun essere umano oserebbe mai immaginare, la fine del mondo.

Oltre a ciò l'Apocalisse ci fornisce informazioni abbastanza precise su come il mondo, con la sua caducità, non operi resistenza al processo di disfacimento di tutte le cose, ma anzi, lo assecondi, per l'intrinseca volontà di ritornare al Padre attraverso l' Agnello Redentore, divenuto prima Castigatore, poi Sommo Delegato nel dirigere ogni divino elemento nella turbolenza universale.

L' Apertura dei Sette Sigilli è paragonabile alla lettura di questo Sommo Amministratore, delle istruzioni a procedere correttamente nel processo di Apocalisse.

I primi 4 sigilli rappresentati come 4 cavalieri di colore diverso, Bianco, Rosso, Nero e Verde, rappresentano rispettivamente, il Potere( la corona), la guerra ( la spada), il Patrimonio ( la bilancia) e la Morte ( lotte, fame, peste, fiere). Il Quinto Sigillo, la preghiera dei martiri, rappresentò la morte degli immolati per la diffusione della Parola di Dio. Il Sesto Sigillo, i terremoti, rappresentarono la rivoluzione delle sfere, Terra, Sole e Luna e, infine, il Settimo Sigillo.

Il Settimo Sigillo, rappresentò i Servi di Dio segnati in fronte. Non significò nulla la loro provenienza, razza o religione, loro, come il Padre attraverso il Figlio, sarebbero stati letteralmente " sigillati in fronte". Perciò mentre una meteorite si scagliava in terra, il fuoco la devastava, la paura serpeggiava tra le genti di ogni nazione e gli Angeli trattenevano le furie dei venti,

delle giganti cavallette, con capelli, zanne e code di scorpione, s' impossessarono dei Servi e li gettarono in Perdizione. Per 5 mesi i Servi furono perseguitati e cercarono invano la Morte che non si presentò al loro cospetto. Successivamente, si poté compiere la volontà di Dio.

Torniamo ai versi di Unamuno:

Sulla fronte di Dio rubino acceso,

Aldebaran, O

pertugio di mistero,

perla di luce in sangue,

quanti giorni hai veduto tu la terra,

grumo di polvere,

rotare negli spazi?

Certamente, il sigillo sulla fronte del Padre, non può che essere una stella rosso fuoco, un " segno universale" per così dire. Egli, rappresentato simbolicamente con un occhio sul capo, ci rende l'immagine della Super-Visione e della Saggezza Somma, la stessa saggezza che richiede un pesantissimo fardello di sofferenza e passione (pertanto il rubino è di un rosso acceso).

Ma quello di un essere umano, non può che essere "un sigillo", un piccolo segno di sofferenza che lo rende superiore ai suoi simili, dunque, Servo di Dio, portatore di settimo sigillo.

E sono questi stessi esseri umani a comprendere meglio la sostanza di cui ci componiamo e di cui si nutre lo spirito. Essi sanno. Essi sono stati posseduti dalla creatura. Essi ne hanno riportato il segno sul capo. Unamuno sapeva! Salamanca sa, perché è stata da lui presieduta e non solo per questo...

Le fortificazioni arabe sulle nostre coste, torrioni e fortini militari ( tra cui il nostro splendido Castello Aragonese), richiamano quella stessa architettura che rende la penisola iberica tanto magnificente quanto, simbolicamente, bisognosa di fortificazioni. Proprio come se, in ogni dove, custodisse " la claves" del Mistero Religioso che la rende tanto affascinante e florida.

Tale Mistero non può che essere legato a Miguel De Unamuno e ai suoi studi sul Settimo Sigillo.

A proposito di " creature sul capo", nulla sappiamo in merito a cavallette, ma, tra le guglie e i ghirigori dell'Università esiste un " sapo" su di un teschio. Un rospo sul fronte sarebbe monito per gli studenti a non cedere a quella lussuria che condurrebbe inevitabilmente alla morte.

E di sicuro, la lussuria è di quegli stessi elementi di cui si compone l'ardente ceralacca del sigillo sul fronte, ma non credo sia tutto...l'animo umano è appiglio di qualsiasi congettura, violenza o ignobile immagine si possa lontanamente concepire.

Ai sigillati di Salamanca, fuori il rospo!!!

Saluti Affettuosi, Annasilvia.


PARTE UNDICESIMA


ORE 9:00.RITORNO AL MOLO .


Dopo il rientro da New Australia,   la visita ai Fiori Rossi e l'apertura del Settimo Sigillo, sentii che la Missione sarebBe volta al termine di li a poco. Non so ben dire come e quando,  ma una mattina la mia barchetta si ancorò al molo e non ne volle piu che sapere. Avrei però continuato a camminare in questo mondo da essere umano qualsiasi, con due occhi sul viso e uno dietro le spalle per guardarmi indietro ogni volta che chiunque tra loro mi avesse chiesto < tu chi sei?Tu cosa fai?> ed io avrei risposto < sono Anna, in Missione per conto di Dio>.





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